Giustizia, unità nazionale, lotta alla corruzione, rispetto per l’ambiente, dialogo tra le religioni. Sono le parole che più spesso ricorrono a proposito dell’ormai imminente visita del Papa in Kenya. Francesco arriverà a Nairobi domani sera per ripartire venerdì pomeriggio alla volta dell’Uganda. “Siate forti nella fede, non abbiate paura” è l’incoraggiamento che il Papa rivolgerà alla Chiesa che vive in Kenya. Il servizio di Adriana Masotti:
Sarà la prima volta di Papa Francesco in Africa e il suo primo impatto con un continente che gli sta particolarmente a cuore sarà il Kenya. Il Papa l’aveva annunciato da subito: ”Le mie priorità sono l’Africa e l’Asia”. E alla vigilia del suo arrivo Francesco dice con chiarezza al popolo che lo attende con grande entusiasmo quale vuol essere il significato della sua visita: “Io vengo per proclamare l’amore di Gesù Cristo e il Suo messaggio di riconciliazione, perdono e pace”, in un tempo difficile, segnato da tensioni e divisioni “in cui i fedeli di tutte le religioni e le persone di buona volontà sono chiamate a promuovere la comprensione e il rispetto reciproci”. Papa Francesco arriva nel Paese e ha promesso di portare un messaggio di speranza per tutti: scrive il quotidiano “Daily Nation” . Ed è questo ciò che i vescovi locali avevano auspicato in più occasioni.
“Il Papa dei poveri”
“La visita del Papa, hanno scritto, aiuterà a rafforzare
la coesione nazionale minacciata dal terrorismo, dalla corruzione”, da politiche che
non guardano al bene di tutto il popolo. “Continuiamo a invitare i Keniani a cercare
la pace e la tolleranza”, scrivono a poche ore dall’arrivo del Papa. Francesco è un
papa molto amato in Kenya. La gente lo chiama “il Papa dei poveri” e apprezza il suo
stile di vita. Un sondaggio recente dice che Francesco è ammirato dai cattolici e
dai non cattolici grazie al suo ottimismo, all’umiltà e alla sua volontà di non escludere
nessuno. Il sondaggio rivela che i keniani vorrebbero sentirgli parlare di coesistenza
pacifica, di buon governo e di diritti umani, di giustizia sociale e contro la corruzione
vera piaga del Paese. Tanto che proprio sui quotidiani di oggi si dà conto delle nuove
forti misure che il governo ha appena varato per contrastarla. Il presidente, Uhuru
Keniatta, ha annunciato che le aziende che vorranno fare affari con lo Stato dovranno
sottoscrivere un codice di comportamento etico e che le banche coinvolte nel riciclaggio
di denaro saranno chiuse.
Nello slum di Kangemi
“Karibu Kenya” ,” Benvenuto in Kenya” si legge su
qualche cartellone con la foto del Papa, esposto in città. Sette i discorsi che il
Papa pronuncerà in un giorno e mezzo di permanenza, in inglese, spagnolo e italiano.
I momenti centrali della visita saranno: giovedì l’incontro con i rappresentanti
delle chiese cristiane e i leader delle altre religioni, la messa per tutti i fedeli
al Campus dell’Università a cui seguirà l’incontro con il clero e con le religiose
e i religiosi e la visita al quartier generale delle Nazioni Unite. Venerdì, invece,
il momento dedicato ai giovani, “la nostra più promettente speranza per un futuro
di solidarietà, pace e progresso”, li ha definiti, ma prima il Papa incontrerà chi
fa più fatica a vivere. I poveri residenti a Kangemi, uno degli slum di Nairobi. Benché
il Paese sia in forte espansione, ancora solo il 30% della popolazione ha accesso
ai servizi sociali e il 62% all’acqua potabile.
Aspettando in preghiera
Forte l’apparato di sicurezza predisposto per questi
giorni: troppo viva ancora la ferita provocata dalla strage di studenti cristiani
avvenuta nell’aprile scorso all’Università di Garissa con 150 morti ad opera degli
estremisti islamici al-Shabab e l’attacco ad un centro commerciale nel settembre
2013. Migliaia di persone si stanno mettendo in viaggio verso Nairobi da tutte le
diocesi del Paese, mentre i cattolici della capitale stasera si ritrovano nello rispettive
parrocchie per una preghiera speciale in preparazione alla visita del Papa.
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