2015-11-24 13:09:00

Centrafrica. Mons. Coppola: è "la visita di un uomo di Dio"


Anche nella Repubblica Centrafricana, ultima tappa del viaggio del Papa in Africa, cresce l’attesa per l’incontro con Papa Francesco. Forte l’emozione per le parole di pace che il Santo Padre ha rivolto in un videomessaggio alla popolazione duramente colpita dalla povertà e da tre anni di guerra civile. Con quali sentimenti è stato accolto il saluto del Papa? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a mons. Franco Coppola, nunzio apostolico in Centrafrica, raggiunto telefonicamente nella capitale Bangui:

R. – Con grande gioia, con grande emozione. Ho avuto la possibilità di sperimentarlo, perché il videomessaggio è stato prima di tutto proiettato nella sala dove si riuniva il Comitato di preparazione della visita, un comitato misto della Chiesa e del governo. C’erano anche dei ministri che vi prendevano parte. Ed è stato straordinario vedere gli occhi lucidi delle persone che stavano lì. Questa visita è stata accompagnata da tante voci di preoccupazione, da tante persone che sconsigliavano al Pontefice di venire in Centrafrica. E allora per la gente sentire che il Papa conferma questa sua volontà e che li saluta dicendo “à bientôt”, a presto, ha fatto sentire loro che stavolta era vero. La gente si è veramente commossa ed emozionata.

D. – Quali sono oggi i dolori del Centrafrica?

R. – Il Centrafrica resta un Paese attraversato da grandi problemi. Tre anni di guerra civile significano la presenza di problemi reali, importanti. Solo che finora la gente non ha trovato di meglio che rispondere alla violenza con la vendetta, aumentando quindi sempre più il carico di questi dolori, di queste sofferenze, di queste rivendicazioni, gli uni contro gli altri. Quello che tutti sperano è che la venuta del Papa dia prima di tutto un attimo di tregua, che faccia desiderare nuovamente – in effetti la popolazione già la desidera, ma crede che sia una cosa impossibile – la pace. La popolazione vede, però, nella visita del Papa, nella visita di un uomo di Dio come lui, di una persona di pace, di una persona vicina ai poveri. Vede proprio una speranza concreta di ricevere da questo incontro la forza per voltare pagina, per non ricadere nel ciclo della vendetta, della violenza, sapendo prendere un’altra strada.








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