2015-11-21 15:00:00

Prof. Felice: Dottrina sociale Chiesa è sguardo di Cristo sull'uomo


“Bene comune, dignità e libertà tra ragioni e regole”. E’ il tema del Colloquio annuale di Dottrina sociale della Chiesa che si terrà alla Pontificia Università Lateranense il 24 e 25 novembre prossimi. L’evento celebra inoltre il 50.mo della Dignitatis Humanae e il decennale dalla morte di San Giovanni Paolo II. L’evento è promosso dal prof. Flavio Felice, direttore delll’Area di ricerca Caritas in Veritate della Lateranense che – al microfono di Alessandro Gisotti – illustra l’iniziativa:

R. – L’idea che ci ha mosso è stata la continuità con i precedenti quattro colloqui, tutti dedicati in un certo senso ai principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa, la solidarietà, la sussidiarietà, la dignità, in un quadro, possiamo dire, teorico ben definito, quello delle istituzioni: pensare che la Dottrina sociale della Chiesa nel momento in cui si occupa dei principi fondamentali del vivere comune ha bisogno poi di implementarsi, di concretizzarsi nelle istituzioni sociale. Allora abbiamo pensato che il colloquio di quest’anno potesse tenere conto di tre aspetti fondamentali della Dignitatis humanae, a 50 anni: il tema del bene comune, una visione plurale del bene comune, il tema della dignità, e infine il tema della libertà.

D. – Oggi in un periodo anche di incertezze a livello sociale, economico, politico, la dottrina sociale della Chiesa se vogliamo trova un rinnovato interesse e non solo in ambito ecclesiale, come una bussola a cui poi rivolgersi per poi trovare un’indicazione e anche una direzione…

R.  – La Dottrina sociale della Chiesa ha avuto sempre, da Giovanni Paolo II in poi, ma anche già da Paolo VI, sicuramente, ma da Giovanni Paolo II in poi, un particolare impulso. Credo che il magistero di Papa Francesco stia ulteriormente spingendo nella direzione di uno studio, di una riflessione e della testimonianza della Dottrina sociale della Chiesa. Non c’è giorno in cui Papa Francesco non ci ricordi l’importanza dei principi della solidarietà, l’importanza dei temi che hanno a che fare con la cura dell’altro, questo mettere al centro i poveri e i poveri intesi come coloro che maggiormente hanno bisogno del nostro aiuto. Ma povertà intesa anche come rifiuto della dipendenza, rifiuto dell’essere assoggettati alle volontà dei potenti e dei ricchi. Ecco tutto questo evidenzia sicuramente un aspetto fondamentale del magistero di Papa Francesco che rinvia proprio alla Dottrina sociale della Chiesa.

D. – A Firenze, a Santa Maria del Fiore, rivolgendosi al Convegno ecclesiale nazionale, Papa Francesco ha rinnovato un appello per un nuovo protagonismo dei cattolici, proprio per il bene comune…

R. – Papa Francesco in realtà a Firenze ha parlato ai laici dell’impegno dei laici nella vita civile proprio con riferimento però a Cristo. L’impegno di noi laici, dei laici in generale, dei cattolici, non è un impegno che nasce da una difesa corporativa, è importante sempre ripeterlo, ma come ci dice Papa Francesco è il precipitato, è ciò che resta dello sguardo di Cristo a ciascun uomo e dello sguardo che ciascun uomo volge verso il Cristo misericordioso. Quindi è questa la radice ed è questa anche la prospettiva dell’impegno dei laici nella vita civile, non solo politica. Credo che in quel discorso Papa Francesco abbia centrato esattamente il cuore dell’impegno dei cattolici nella vita civile: il volto di Cristo, il volto che ci interpella e il nostro volto che si rivolge a Cristo misericordioso.








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