2015-11-20 19:51:00

Mali. Assalto jihadista hotela Bamako: 27 le vittime


Dopo ore di terrore sono stati liberati dalle forze speciali gli ostaggi dell’hotel di Bamako, in Mali, dove questa mattina un commando jihadista ha fatto irruzione sequestrando 170 persone, per lo più di origine francese. Pesante il bilancio delle vittime, almeno 27. Paola Simonetti:

Ore di perlustrazioni, scontri a fuoco e appostamenti per stanare i terroristi. Il blitz delle forze speciali statunitensi e francesi nell’hotel Radisson blu di Bamako, in Mali, ha spezzato l’assedio questa mattina del gruppo jihadista al-Mourabitoun legato ad Alqaeda che ha rivendicato l’azione. Tutti liberi gli ostaggi, ma è pesantissimo il bilancio delle vittime: 27 le persone uccise, fra cui tre assalitori. Al momento dell’attacco 170 fra ospiti e staff dell’albergo erano stati bloccati dagli estremisti islamici sotto la minaccia delle armi. Poi l’intervento dei militari ha permesso man mano la loro liberazione. Secondo le testimonianze veniva lasciato andare chi sapeva recitare versetti del Corano. Condannato l’attacco da parte dell’ Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon e dal presidente del Mali, Keïta.

 

Quanto accaduto in Mali come può essere letto alla luce dei fatti di Parigi? Benedetta Capelli ha girato la domanda a Luigi Serra, già preside della facoltà di Studi Arabo-Islamici all’Università Orientale di Napoli ed esperto dell’area:

R. – Possiamo leggerlo in una sola maniera e in un solo modo possibile oggi, nel senso del concatenamento: non accade nulla né nel Maghreb né nel Sahel né magari nel Centrafrica, senza una connessione forte di rabbia, di avversione, di vendetta e di guerra in atto. Parigi dà il segno della sintomatologia dilagante della guerriglia contro l’Occidente attraverso tutti i canali possibili, ed è la reazione, naturalmente.

D. – Era possibile immaginare atti di questo tipo in Paesi innegabilmente legati alla Francia? Ieri, lo stesso Hollande ha parlato proprio del Mali …

R. – Indubbiamente, sì. E’ possibile, e non solo: addirittura sospettabile che ciò accada, perché ciò che accade in Mali non accade per caso e differentemente da ciò che accade nel Niger; ciò che accade in Rhodesia o in Nigeria non accade per un fenomeno localistico, isolatamente da quello che accade altrove. Quindi, Belgio, Francia, disastrosamente – ove dovesse accadere – la nostra Italia, come la Germania pure in allarme, fanno parte ormai di un quadro negativamente strategico ma indubbiamente belligerante dell’uno contro l’altro – alludo a Occidente-Oriente.

D. – Dunque, quanto accaduto in Mali è da leggere nell’ambito di una più ampia azione jihadista nordafricana?

R. – Indubbiamente sì: indubbiamente sì. Il filo forte, sebbene oscuro, che oramai lega il jihad professato, sostenuto, dichiarato, diffuso – oramai – da parte del sedicente Stato islamico, dà ossigeno ai movimenti locali i quali, se uscissero da questi collegamenti con il polo forte dal punto di vista della realizzazione dello spavento, del terrore non significherebbero più nulla. Si polverizzerebbero in una nebulosa che li priverebbe di una forza di incidenza che vanno cercando affannosamente per tenere una identità locale nella lotta di avversione all’Occidente. Quindi il filo di tessitura di questi gruppi locali con l’Is oggi, con la jihad come area centralizzata di diffusione, spiega la permanenza ancora nelle aree locali – Mali, Niger, Nigeria e quante altre – di questi sommovimenti rivoltosi e tragicamente dannosi per la popolazione locale quanto anche per le relazioni internazionali.

D. – Il Mali ha vissuto una lunga crisi politica e militare a partire dal 2012, poi in estate l’accordo siglato tra i tuareg e il governo. Ma com’è oggi la situazione nel Paese?

R. – La crisi degli anni passati indubbiamente sembrava mitigata o – come dire – pianificabile alla luce dei nuovi accordi con le componenti tuareg. I fatti ultimi sembrano aver compromesso questo fragile, debole filo di speranza che gli accordi lasciavano sperare, proprio. Credo che la situazione sia tutta in movimento, su ogni fronte, nel senso che le situazioni drammatiche consumatesi a Parigi, gli annunci di attentati a Roma come a Londra come altrove, mettono in condizione i recalcitranti alla pace, in ogni ambiente – fondamentalista o para-fondamentalista nelle aree maghrebine, saheliane e vicino-mediorientali – danno poca speranza in una non manipolazione di questi avvenimenti anche per rimettere in discussione gli accordi siglati.








All the contents on this site are copyrighted ©.