2015-11-17 15:43:00

I dieci anni del Kolno'a Festival, a Roma dal 21 novembre


Torna a Roma il cinema israeliano e di argomento ebraico, con il "Pitigliani Kolno’a Festival", dal 21 al 26 novembre, a ingresso gratuito, alla Casa del Cinema e presso il Centro ebraico Il Pitigliani. il servizio di Francesca Sabatinelli:

Decima edizione di un Festival che ha avuto il merito in tutti questi anni di proporre al pubblico romano e italiano in generale lungometraggi, documentari e corti, figli di una cinematografia ai più sconosciuta, quella israeliana. Una edizione, questa del 2015, dedicata in parte alla commedia, anche se dal gusto un po’ amaro. Ce ne parla Ariela Piattelli, codirettrice, con Dan Muggia, del Festival:

"Caratteristica del cinema israeliano, così come della società israeliana, è la complessità e dunque troviamo una mescolanza di linguaggi: c’è il linguaggio della commedia, senza dubbio, che si amalgama in qualche modo con quello della tragedia. E questo lo vediamo nel film inaugurale “Zero motivation”,  un film di esordio di una giovane regista israeliana, in cui un gruppo di ragazzi 18.enni svolge il servizio militare nel Dipartimento Risorse Umane. In questo Dipartimento, trascorrono le loro giornate a giocare al computer, a farsi gli scherzi, cercando così di passare il tempo perché non hanno nulla da fare. In questo scenario però, così come nella vita di tutti i giovani, succedono tante cose, quindi si innamorano, litigano e si verificano molti aneddoti, alcuni dei quali anche drammatici".

In calendario anche documentari di strettissima attualità internazionale come "Hotline", di Silvina Landsmann, storia di chi si impegna nella difesa dei diritti degli immigrati clandestini in Israele:

"Un film che ha partecipato a moltissimi Festival, anzitutto perché è un bellissimo documentario, molto duro, e questo non lo nascondiamo, che affronta il tema degli immigrati clandestini in Israele. Un film che entra in posti poco consoni al cinema, come le carceri e le aule giudiziarie, e che parla di una Ong che aiuta gli immigrati a sopravvivere, nonostante siano clandestini".

La sezione "Percorsi ebraici" presenta una pellicola di Ori Gruder, regista ebreo ortodosso, ospite del Festival, mentre un altro spazio sarà dedicato alla spiritualità, al legame tra cinema e religione, con un panel che vedrà la presenza anche della direzione del "Religion Today Film Festival":

"L’ebraismo è anzitutto una fede, una religione. Volevamo, per la prima volta, affrontare questo argomento e approfondirlo intorno a un tavolo, con gli amici di Religion Today. Faremo vedere non solo come la religione ebraica, ma anche le altre fedi affrontano il tema religioso sul grande schermo. Lo faremo anche insieme a Ori Gruder, un regista israeliano ortodosso, che sarà presente con un documentario intitolato 'Sacred Sperm', che parla di come spiegare al proprio figlio il divieto nell’ebraismo di disperdere il seme".

"Ombre Indelebili" è una nuova sezione, presenta lavori che descrivono l’effetto della Shoah sulla seconda e terza generazione in Italia e nel mondo.

"Questo è un argomento un po’ fuori dall’Italia, di cui si parla invece molto in Israele e Stati Uniti principalmente, ma anche in Francia e in gran parte dell’Europa. Ci sono studi molto approfonditi sull’effetto della Shoah sulle nuove generazioni, soprattutto nei nipoti e nei figli dei sopravvissuti. Questi fenomeni sono stati studiati a livello scientifico, ma ora è anche il momento in cui l’arte cinematografica ne inizia a parlare - parlo dell’Italia perché, come dicevo, all’estero è già stato fatto questo tipo di percorso. Per questa ragione, presenteremo 'I figli della Shoah', scritto da Cesare Israel Moscati, un film che per la prima volta mette a confronto i personaggi di varie nazionalità.  

Presenteremo poi due film israeliani: 'Numbered', un documentario che mostra come ogni sopravvissuto viva a suo modo il numero tatuato sul braccio: c’è chi se ne vergogna, e quindi tende a coprirlo, c’è chi invece lo ostenta perché è il segno dell’essere sopravvissuto e quindi è come se rappresentasse una nuova identità. Ci sono persino i 'nipoti' della Shoah, che decidono di tatuarsi il numero dei nonni sul bracci. Proietteremo poi 'Farewell Herr Schwarz', un documentario israeliano straordinario che parla dell’esperienza incredibile di una ragazza israeliana che vive a Berlino e che va alla ricerca di un zio creduto morto durante la Shoah, ma che ha invece deciso di prendere completamente un’altra identità, vivendo così tutta la sua vita in Germania, senza mai entrare in contatto con la sorella e con la famiglia che era in Israele".

Il Festival aprirà le porte sabato 21 novembre, offrirà gratuitamente la visione di tutte le pellicole, tutti i giorni, tranne la serata inaugurale a inviti, prima alla Casa del Cinema e poi, l’ultimo giorno, il 26 novembre, al Centro ebraico italiano Il Pitigliani.








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