2015-11-16 14:30:00

Amazzonia. Card. Hummes: lavorare per una Chiesa indigena


I contenuti dell’Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco saranno il filo conduttore dell’Incontro della Repam, la Rete Pan-Amazzonica, i cui delegati si riuniscono da oggi a mercoledì prossimo a Bogotà, in Colombia. Tra i partecipanti, anche 25 tra cardinali e vescovi, oltre a rappresentanti indigeni di diverse etnie locali. La nostra inviata, Cristiane Murray, ne ha parlato con il cardinale Claudio Hummes, presidente della Repam:

R. – Quella amazzonica è una realtà molto particolare, che ha una vocazione propria verso ciò che riguarda la Foresta amazzonica e tutto ciò che oggi noi chiamiamo la missione, la vocazione. In questo senso, in Amazzonia c’è tutta una popolazione moderna che si è recata lì. Lì ci sono anche delle grandi città, però questo aspetto di essere “Amazzonia” è sempre presente perché la gente che è nata lì, o che si è trasferita lì dalle città, si identifica con una storia, con una cultura propria dell’Amazzonia.

D. – Perché la Chiesa ha sentito questo bisogno di creare la Repam e di dedicarsi a un’evangelizzazione più specifica?

R. – Una Chiesa deve entrare nella cultura, deve fare un’evangelizzazione propria per questa situazione. Un’evangelizzazione che tenti di far sì che l’Amazzonia non sia perduta come realtà fisica, ecologica, così come non sia perduta la sua storia soprattutto. E come dico sempre, bisogna salvaguardare gli indigeni, che sono gli abitanti fondamentali, originari di quella storia di quella cultura che si chiama Amazzonia. Nondimeno, oggi gli indigeni sono i più poveri dei poveri… Ormai, sono stati privati della loro terra, della loro storia, della loro cultura e della loro religione… Tutto è stato tolto. Sono stati spogliati di tutto. Questo è un debito enorme: dobbiamo restituire loro tutto questo affinché possano essere veramente i protagonisti della loro storia e soprattutto della loro storia religiosa. Noi, come Chiesa, dobbiamo riconoscere il loro diritto di essere soggetti della loro storia religiosa. Dobbiamo fare questo anche per dare un esempio alla società. Questo significa lavorare affinché ci sia una Chiesa indigena, una Chiesa immersa nella storia e nella cultura nella religione degli indigeni, una Chiesa che abbia come guida una clero indigeno. Loro hanno il diritto a questo. Sono l’ultima periferia che abbiamo, la più lontana. Noi, per responsabilità, siamo chiamati ad andare fino da loro.








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