Un appello a garantire e ad ampliare il rispetto dei diritti umani in Angola — in particolare quelli a essere informati, a esprimersi e a riunirsi liberamente — è stato lanciato dall’episcopato in occasione del quarantesimo anniversario dell’indipendenza del Paese dal Portogallo, celebrato mercoledì. L’esortazione è stata diffusa al termine della plenaria autunnale della Conferenza episcopale di Angola e São Tomé, nel corso della quale i presuli hanno anche proceduto al rinnovo delle cariche elettive, scegliendo come presidente l’arcivescovo di Luanda, Filomeno do Nascimento Vieira Dias.
La denuncia delle perduranti restrizioni
imposte all’emittente Radio Ecclesia
Nel loro messaggio, i vescovi fanno specifico riferimento
alle restrizioni imposte all’emittente Radio Ecclesia, autorizzata a trasmettere solo
nella regione della capitale. Nonostante siano passati già quattordici anni dalla
presentazione della richiesta, come ha ricordato mons. Zeferino Zeca Martins, vescovo
ausiliare di Luanda, la licenza a poter trasmettere su tutto il territorio del Paese
non è stata ancora concessa. Ma — come riferisce l’agenzia Misna — la preoccupazione
dei presuli è anche per i diversi casi di attivisti dei diritti umani arrestati negli
ultimi mesi con l’accusa di “attentato alla sicurezza dello Stato”.
Mettere gli interessi della nazione al
di sopra di quelli di parte
I vescovi sottolineano perciò come le celebrazioni
dell’indipendenza costituiscano “un’occasione unica per una profonda riflessione su
cosa si possa fare per dare dignità e onore a questa grande conquista del popolo angolano
e per offrire i vantaggi dell’indipendenza a tutti i cittadini”. Di qui l’incoraggiamento,
rivolto a tutti gli angolani, affinché i comportamenti siano sempre indirizzati “alla
costruzione della pace, all’unità e alla riconciliazione nazionale”. Parallelamente,
i governanti sono invitati a guidare il Paese con il “consenso” e per il “bene di
tutti”, mettendo gli interessi della nazione al di sopra di quelli di parte. Tanto
più, aggiungono i vescovi, in un momento, come l’attuale, segnato da tensioni sociali
esacerbate dalla crisi finanziaria e che necessita di “tenere aperte le porte del
dialogo”.
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