2015-11-14 14:45:00

Parigi, prof. Del Pero: paura e rabbia cattive consigliere


"Sgomento, rabbia, tristezza infinita", al telefono da Parigi lo storico Mario Del Pero - americanista, docente all’Istituto di studi politici della capitale francese - racconta le sue sensazioni nella tragica serata di venerdì 13 in in cui la città è stata colpita da numerosi attentati terroristici di matrice islamista che hanno lasciato sul terreno 128 morti e causato circa 250 feriti.  

Una guerra 'sui generis'

"Se di guerra si tratta è una guerra 'sui generis', da combattersi con strumenti diversi da quelli di una guerra convenzionale", commenta lo studioso. "Oggi è molto difficile leggere la situazione e ancor di più immaginare risposte o soluzioni. E' chiaro che, per come siamo abituati a vivere la nostra quotidianità, dobbiamo accettare un grado di insicurezza e di vulnerabilità più alto. Ogni volta che si prende una carrozza della metropolitana ce ne rendiamo conto: ma questo è il prezzo da pagare". "E' vero anche - continua Del Pero - che ora s'impongono una serie di strumenti: una collaborazione fra gli apparati di intelligence che al momento sembra ancora deficitaria; s'impone una politica mediorientale più condivisa da parte della comunità internazionale che ancora manca". 

Perché la Francia?

"La Francia - spiega lo studioso - è in prima linea per una serie di ragioni. Per la presenza di un segmento della sua comunità musulmana che appare alienato e che si sente fuori dai confini della società francese per tutta una serie di ragioni. Ma anche perché da questo segmento si sta creando un islam radicale che si addestra militarmente in quelle terribili palestre dello jihad globale che sono oggi la Siria e l'Iraq". 

Un attacco 'annunciato'

"Qui a Parigi - prosegue lo studioso italiano - era voce comune e diffusa che il rischio di nuovi attentati fosse alto e che l'allerta fosse elevatissima. Giravano anche voci su una sostanziale impreparazione degli apparati di sicurezza a fronteggiarli e purtroppo si sono rivelate fondate. Ci sono pezzi dell'area metropolitana parigina che appaiono oggi fuori dal controllo degli apparati di sicurezza".

Le responsabilità dell'Occidente

"Sicuramente le potenze occidentali hanno commesso diversi errori in Medio Oriente", continua il prof. Del Pero. "E' stata utilizzata con superficalità la leva militare, soprattutto nell'intervento militare in Iraq del 2003. Abbiamo dolosamente contribuito a destabilizzare gli equilibri di una regione come quella mediorientale già estremamente fragile. I migranti, i profughi, che giungono in Europa attraverso la rotta balcanica, sono vittime, come lo sono le persone morte ieri sera in questi terribili attentati, della follia di un radicalismo, di un terrorismo che trova fonte d'ispirazione in un malinteso senso della religione". 

Ma come reagire? 

"Ci troviamo di fronte a qualcosa di contradittorio e circolare", commenta lo storico. "Perché la minaccia del sedicente stato islamico impone un tipo di risposta che deve essere anche di tipo militare, ma abbiamo visto come lo strumento militare agisca di fatto da moltiplicatore del processo di reclutamento promosso dal radicalismo di radice islamista. E' chiaro che soluzioni immediate non esistono e nel contempo la paura, la rabbia e il desiderio di vendetta spingono a richiedere soluzioni semplici che rischiano però di peggiorare la situazione".








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