2015-11-11 11:32:00

Betori: la gente appoggia il Papa e gli chiede di non fermarsi


Una grande festa di popolo: questa la visita del Papa a Firenze. Il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo della città, ha seguito il Pontefice passo passo. Il nostro inviato Alessandro Gisotti gli ha chiesto quali immagini gli restino nel cuore:

R. – Innanzitutto una grande beatitudine per il Papa. Sono stato dietro a lui tutto il giorno e la sua dedizione verso la gente è qualcosa di ammirevole da tutti i punti di vista. Il suo stare in mezzo a noi – starci con questa disponibilità – dall’accarezzare i bambini, andare incontro alle persone, come è stato al pranzo insieme ai poveri, e i gesti verso i detenuti: tutta una serie di attenzioni che lo rendono veramente vicino alla gente. Per questo la gente non fa fatica a voler bene a un uomo così, a un pastore così. Certo, il problema – diciamolo subito – è per noi pastori, che abbiamo questo alto esempio da seguire. Lui però ci dice anche come si fa ad essere in linea con lui: basta che siamo pastori insieme alla gente.

D. – Prima che arrivasse a Firenze, lei mi diceva proprio in un’intervista: “Qui i fiorentini lo attendono tutti come un padre”: è proprio quello che abbiamo visto a Firenze…

R. – Sì, le dico le frasi che più si ripetevano  lungo il percorso verso lo stadio. La più diffusa era: “Ti vogliamo bene Francesco!”, e questo è il sentimento dell’affetto. L’altra era: “Grande Francesco!”, ossia il riconoscimento dell’importanza di quanto sta facendo per la Chiesa in questo momento. “Grande Francesco!”: questo era l’aggettivo tipico con cui accompagnavano il suo nome. E infine l’altra era: “Resisti Francesco!”. E un fiorentino alla fiorentina – e forse non tutti capiscono – ha detto: “Vai pulito Francesco!”: cioè vai libero, non guardare gli ostacoli, non farti fermare! Ecco: “Vai pulito Francesco!”. Un fiorentino che credo ha espresso il senso dell’appoggio che la gente dà in questo momento all’azione del Papa nella Chiesa e nella società.

D. – Papa Francesco, nel memorabile discorso al Convegno Ecclesiale Nazionale, parla di una Chiesa davvero “libera”…

R. – Sì, una Chiesa libera: obbediente soltanto al Vangelo. Non è una libertà senza riferimenti quella della Chiesa: questo è importante. Però ha un riferimento grande, che è il Vangelo e che è la persona di Gesù: lui ha iniziato il discorso dalla persona di Gesù. Quindi non è semplicemente una questione di atteggiamenti, ma è un riferimento forte al nostro legame con Cristo, che peraltro ha ripreso anche alla fine del suo discorso con l’aggancio che gli dava il nostro Duomo, nella cui cupola c’è scritto appunto “Ecce Homo”, sopra alla figura del Cristo giudice. Quindi la storia fiorentina – la cultura e l’umanesimo fiorentini – hanno riconosciuto l’uomo, “Ecce Homo”, in Gesù. E in questo riferimento a Gesù sta la nostra libertà. Direi che questo è il vero messaggio che il Papa ci dà oggi: quando ci riferiamo a Cristo siamo liberi da tutto e da tutti. E il resto sono tutte cose secondarie che appartengono ai tempi e che vanno cambiate, modellate, a seconda dei bisogni delle persone.








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