2015-11-05 13:45:00

Religiosi in Italia: non c'è gestione del denaro senza trasparenza


"Il denaro deve servire e non governare". Questo il tema della 55.ma assemblea generale della Cism, la Conferenza Italiana Superiori Maggiori, che si chiude questo sabato a Bari. L'incontro fa il punto sull’importanza della trasparenza nella gestione delle opere sulla scia di quanto afferma Papa Francesco secondo il quale “non possiamo restare spettatori passivi di una cultura che promuove un'economia dello scarto e dell'indifferenza in un sistema dove non c'è più l'uomo ma l'imperialismo del denaro”. Padre Luigi Gaetani, presidente della Cism, al microfono di Francesca Di Folco chiarisce cosa è emerso dal confronto tra i religiosi:

R. – Noi vogliamo essere pienamente in linea con il Magistero di Papa Francesco, sia quello espresso in “Evangelii Gaudium” sia quello espresso in “Laudato si’”, dove il denaro non deve strangolare la vita delle persone, ma deve essere a servizio dell’umanità. Il denaro non dev’essere il nuovo vitello d’oro che noi adoriamo ma dev’essere in grado di mettere al centro la dignità e lo sviluppo integrale della persona umana, generando società civili capaci di interfacciarsi e creare un bene comune e non società che si divorano reciprocamente. Non possiamo creare un sistema economico che metta sotto scacco la politica e la civiltà semplicemente perché il denaro è diventato l’unico idolo che regge il sistema.

D. – “Nella mente di ognuno non c’è più l’uomo, ma l’imperialismo del denaro”, dice Papa Francesco. Cosa genera nell’agire umano l’interesse esclusivo del denaro?

R. – L’interesse esclusivo del denaro è legato al potere, alla sopraffazione. Il dominio del denaro è legato all’“hybris”, è legato cioè a quell’egoismo di fondo che lacera l’umanità e che fa perdere all’umanità il senso della direzione, l’identità del suo stesso essere. Per questa ragione c’è un imbarbarimento dell’umano. A questo porta l’assolutizzazione del sistema neocapitalista, dove c’è uno sfregio permanente sull’umanità. Per dirla con Paolo VI, i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri diventano sempre più poveri, dove c’è una esclusione sociale. Per cui noi viviamo nella società dello scarto e degli scartati, e non nella società degli inclusi.

D. – Come evitare i pericoli che il denaro può creare all’interno delle stesse Congregazioni religiose?

R. – Innanzitutto, restando profondamente aderenti al Vangelo: è una norma molto semplice. E’ un Vangelo “sine glossa”, senza troppe complicazioni, senza troppe pre-letture. Effettivamente, restare aderenti al dato del Vangelo di Gesù Cristo: credo che questo debba essere il primo elemento. Il secondo, che le nostre Congregazioni devono essere in grado di gestire il denaro con onestà e trasparenza: senza onestà e senza trasparenza, non c’è gestione del denaro, c’è sopraffazione del denaro rispetto agli obiettivi della Chiesa, che sono il servizio dei poveri e il servizio della missione.

D. – Papa Francesco vuole una Chiesa povera per i poveri. Di che tipo di economia abbiamo bisogno per arricchire la nostra esistenza, e da quale povertà dobbiamo invece fuggire?

R. – Sì: una Chiesa povera per i poveri significa innanzitutto andare al dato essenziale della nostra riflessione teologica: il mistero di Dio. Dio è povero. E Dio è povero nel momento in cui crea, nel momento cioè in cui deve consentire a un altro di esserci. Per poter esserci, quest’altro, ha necessità che Dio in certo qual modo si ritiri, si contragga, non occupi tutto lo spazio. Ecco: Dio lascia spazio nella Creazione, e questo si ripete concretamente nella Rivelazione di Gesù Cristo, quando questo contrarsi di Dio si fa capacità di venire incontro all’umanità, come abbassamento. Entrare pienamente nella condizione della carne degli uomini, toccare la carne degli uomini. Una Chiesa che non ha paura di toccare la carne dell’umanità, di entrare nella condizione degli uomini, di vivere concretamente una empatia nei confronti di un’umanità che ci porta veramente a essere ‘per’ i poveri: non semplicemente ‘con’ i poveri. Che nessuna condizione umana fosse perduta, ma che ogni condizione umana fosse recuperata. Ecco: questa è vera economia, no? Un’economia di salvezza, un’economia nuova che dà dignità, recupera ogni persona e consente a ogni persona di essere inclusa e non esclusa, di essere amata e non semplicemente – come dire – sopportata …








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