2015-11-02 14:57:00

Registro razzisti e omofobi: si configura reato di diffamazione


Da qualche giorno è in rete un nuovo sito che fa discutere, denominato “Riro-Registro italiano dei razzisti ed omofobi”, con l’intento dichiarato di volere "marchiare" – come fecero i nazisti con gli ebrei e gli omosessuali – quanti che si macchiano di comportamenti e giudizi discriminatori. Tra le persone inserite nella lista nera figurano stilisti di moda, giornalisti, avvocati, magistrati, politici e anche gente comune, che ha postato sui social opinioni ad esempio contrarie alla teoria di gender o al matrimonio gay o all’adozione gay. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Fabio Macioce, docente di Filosofia del diritto all’Università Lumsa di Palermo:

D. – In questa lista di proscrizione non si configura un reato di diffamazione?

R. – Può configurarsi, dipende da cosa c’è scritto sotto a ogni nome. In alcuni casi, infatti, ci si limita a riportare le opinioni espresse su siti giornalistici o profili pubblici e in quel caso non c’è una vera e propria diffamazione. In altri casi invece sì, laddove la persona viene ad esempio bollata come bigotta, integralista, omofoba o altri appellativi di questo tipo. Questa non è più una semplice cronaca, un semplice riportare le opinioni altrui, ma è invece un giudizio che, in alcuni casi, può assolutamente essere diffamatorio. Questo poi lo stabilirà la magistratura.

D. – Nel sito di “Riro” si legge “il registro italiano razzisti e omofobi permette a tutti di difendersi” e ancora “se hai subito un torto o vi hai assistito, posta qui la tua esperienza con il nome dei colpevoli”. Ecco, potrebbe rivelarsi un’incitazione a farsi giustizia da sé o anche a delinquere, in persone emotivamente labili?

R. – Questo non lo sappiamo. Sicuramente, è un indice di proscrizione, è un modo per condannare le opinioni altrui, che in una democrazia è sempre sbagliato. Le opinioni vanno criticate, anche aspramente, vanno discusse, mai messe all’indice di per sé. E questa è una forma di violenza, indubbiamente - è una forma di violenza verbale, mediatica - che speriamo non produca nient’altro. Questo non lo sappiamo.

D. – “Riro” fa anche qualcosa di più: parla di colpevoli e praticamente definisce persone razziste, omofobe, chi ad esempio è contrario al matrimonio gay o è contrario alla teoria di gender. Quindi, si anticipa anche un giudizio sommario…

R. – Direi che questo sia molto diffuso oggi, purtroppo. Non lo fa solo “Riro”. Essere omofobi è una cosa, essere razzisti è una cosa e discutere o non condividere le teorie di gender è tutta un’altra cosa. Si può essere in disaccordo con le teorie di gender, che appunto sono teorie filosofiche, senza essere omofobi. Non c’è nesso tra queste due cose. Invece, “Riro” questo nesso lo fa molto di frequente, ma non è l’unico sito a farlo. Purtroppo, è molto diffusa oggi l’idea che chiunque sia contrario al matrimonio omosessuale solo per questo sia un omofobo. Cosa non vera, perché il matrimonio omosessuale è un istituto di cui si discute nel mondo e la discussione nasce proprio dal fatto che ci sono opinioni diverse e le opinioni sono tutte rispettabili, anche se – ripeto – alcune possono essere criticabili. “Riro” invece si limita a riportare queste opinioni espresse, di perplessità, su disegni di legge attualmente in discussione e le bolla come omofobe o razziste, dimostrandosi molto superficiale e assolutamente violento nelle intenzioni, non tanto nei metodi, ma certamente nelle intenzioni.

D. – Ci potrebbe essere qualche denuncia per oscurare questo sito?

R. – Questo lo devono fare gli interessati. Se qualcuno si sente offeso, diffamato da “Riro”, può certamente rivolgersi alla magistratura che, se ravvisa una diffamazione, può chiedere che quella notizia, relativa a quella persona, venga tolta ed eliminata. Se invece la magistratura ritiene che nel complesso questo sito sia diffamatorio allora potrebbe farlo chiudere. Mi sembra però molto difficile questo, perché nel nostro ordinamento c’è la libertà di stampa e la libertà di critica. Ma di certo se una di queste persone, che viene indicata da “Riro” come omofoba o razzista, si sente diffamata, deve rivolgersi alla magistratura e può certamente chiedere tra le altre cose che il proprio profilo venga rimosso.








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