Gli imprenditori si ribellano al "pizzo" e a Bagheria, nel Palermitano, scattano gli arresti. E c’è anche il contributo del collaboratore di giustizia Sergio Flamia nell’operazione antimafia denominata “Reset 2” che oggi ha portato all’emissione di 22 ordinanze di custodia cautelare, tra i quali alcuni degli uomini ritenuti vicini al boss Bernardo Provenzano. Alessandra Zaffiro:
Le vittime delle estorsioni fanno crollare il muro dell’omertà
A Bagheria, per anni rifugio e feudo del boss in latitanza
Bernardo Provenzano, le vittime delle estorsioni hanno scelto di ribellarsi e far
crollare il muro dell’omertà. Nel grande centro alle porte di Palermo, i carabinieri
del Comando provinciale, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno
eseguito all’alba 22 provvedimenti cautelari a carico di capimafia ed estortori dei
clan bagheresi, molti dei quali già detenuti. I reati contestati a vario titolo sono
associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona e danneggiamento
a seguito di incendio. Le indagini, riferiscono i militari dell’Arma, "hanno evidenziato
la soffocante pressione estorsiva esercitata da temutissimi capimafia che dal 2003
al 2013 si sono succeduti ai vertici del sodalizio mafioso".
Imprenditori finiti sul lastrico
Una cinquantina le estorsioni documentate grazie alla
dettagliata ricostruzione fornita da 36 imprenditori locali che dopo decenni di silenzio
hanno trovato il coraggio di ribellarsi al pizzo. Una delle vittime del racket ha
raccontato di aver iniziato a pagare in lire, versando tre milioni al mese alla cosca
mafiosa di Bagheria: vent’anni trascorsi tra minacce e soprusi, tentando di accontentare
le richieste dei boss per poi finire sul lastrico e chiudere l’attività. Secondo gli
inquirenti, "lo scenario delle ’imposizioni’ si presenta estremamente ricco e variegato
in quanto, seppur particolarmente attento al settore dell’edilizia, incideva su ogni
remunerativa attività economica locale, arrivando a chiedere il “pizzo” ad un privato
aggiudicatario di un appartamento all’asta giudiziaria". Fondamentali per ricostruire gli assetti del clan, le dichiarazioni del pentito
Sergio Flamia.
Mafia capace di cambiare secondo le necessità
“Capace di modificarsi a seconda delle necessità”,
così il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, parla in conferenza stampa
della mafia, sottolineando come “continui a soggiogare l’economia” ed evidenziando
la “risposta rapida dello Stato”. “La straordinaria azione repressiva delle forze
dell’ordine e dei magistrati, i diversi collaboratori di giustizia e il percorso di
affrancamento dal fenomeno estorsivo di commercianti e imprenditori, sostenuto dalle
associazioni antiracket – si legge in una nota di Addiopizzo sull’operazione “Reset
2” - rilevano come anche su questa area della provincia così difficile ci possano
essere le condizioni per sgretolare il muro di omertà e voltare pagina. L’azione delle
forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria e il perseverante lavoro nel territorio
condotto dalle associazioni hanno creato una rete di soggetti in grado di offrire
competenze, tutele e schermo necessari affinché chi denuncia possa farlo in sicurezza”.
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