2015-10-30 11:24:00

Somalia. Le donne di Mogadiscio tra violenza e futuro


Somalia. Mogadiscio lotta tra caos e speranza di normalità. Nella capitale anche oggi spari sugli edifici da parte dei miliziani islamici Al Shabab, mentre Manar Moalin, 33enne somala, tra minacce di morte e voglia di rinascita ha costruito il primo Country Club della città. Da Mogadiscio Daniele Bellocchio:

Dall'esterno sembra un fortino inespugnabile: su una torretta è appostato un uomo di guardia, il cancello d'ingresso è alto diversi metri, i blocchi di cemento per contrastare eventuali autobombe circondano l'edificio e gli uomini della sicurezza perquisiscono i veicoli fermi all'entrata. Si tratta del Posh treats, il primo Country Club di Mogadiscio. Una volta che si spalancano le porte d'accesso si entra in un mondo che sembra impossibile possa esistere nella capitale somala. Diversi giovani siedono sotto a un porticato ascoltando un concerto di musica locale e fumando narghilè, altri giocano a biliardo e le ragazze attendono il proprio turno nel salone di bellezza. Ad aver dato vita a tutto ciò è Manar Moalin, una donna somala di 33 anni, arrivata nel suo paese d'origine nel 2013 dopo aver vissuto tra Londra Napoli e Dubai. E che oggi ha voluto sfidare gli jihadisti aprendo un'oasi di pace nel cuore dell'inferno somalo. Ha gli occhi truccati, un velo le circonda il volto e mentre fa gli onori di casa spiega che ha voluto tornare in Somalia perché questa è la sua terra e che vuole battersi in prima persona perchè il suo Paese possa rinascere. Ha deciso di puntare sui giovani inaugurando un mondo fatto di sale giochi, aree relax e concerti. Ma tanto è rivoluzionario il suo progetto tanto alto è il prezzo che le è costato, dal momento che non varca mai la soglia del suo centro di divertimento e benessere a causa delle minacce di morte che continua a ricevere. Per Manar però, rinunciare alla propria libertà individuale è un prezzo che si deve pagare se si vuole arrivare alla libertà collettiva. Non è la sola donna che ha deciso di dimostrare come ci sia una voglia di cambiamento nel Paese del Corno d'Africa. Nello Wish stadium, vicino al lungo mare, nessuno durante il governo di Al Shebaab osava metterci piede, oggi invece le gradinate sono gremite. Donne in hijab, giovani vestiti all'occidentale e uomini con i kalashnikov a tracolla, tutti a guardare la partita di pallamano femminile. Il derby va in scena e le ragazze in campo corrono, segnano ed esultano. Le braccia al cielo sollevano la coppa ma lasciano scorgere le impronte dei proiettili impresse sulle pareti delle tribune. Simboli indelebili che ricordano un passato ancora troppo vivo, per poterlo dimenticare.








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