Perplessità: è questo la risposta della Conferenza episcopale del Cile di fronte alla riforma scolastica che il governo sta portando avanti nel Paese. A gennaio, infatti, è stata approvata la normativa che renderà gratuita la scuola dall’asilo agli studi superiori. Un secondo pacchetto di riforme si concentrerà sull’università, per permettere a circa 264mila studenti di frequentare gratuitamente centri di formazione tecnica, istituti professionali accreditati e università del Consejo de rectores, organismo collegiale che riunisce i rettori di venticinque università cilene, pubbliche e private.
La riforma dell’istruzione non è solo una riforma economica
Ma la Chiesa cilena si dice perplessa: in una lettera aperta, mons. Héctor Vargas,
presidente del Dipartimento educazione dei vescovi locali, sottolinea che implementare
la gratuità della scuola superiore richiede “un cambiamento paradigmatico che situi
al centro della discussione sull’educazione gli interessi collettivi, la crescita
integrale della società e lo sviluppo della persona, soprattutto di coloro che, pur
avendo le capacità necessarie, non hanno le risorse per intraprendere e proseguire
gli studi superiori”. Per questo, spiega mons. Vargas, impostare la riforma sulla
gratuità e quindi solo sul bilancio economico “distoglie il dibattito pubblico e parlamentare
dalla dimensione sociale, etica e politica della normativa, riducendola a meri criteri
finanziari”.
Preoccupazione per la perdita di autonomia delle università
Inoltre, il presidente del Dipartimento episcopale per l’educazione manifesta le sue
preoccupazioni riguardo alla perdita di autonomia che subiranno le università che
aderiranno al processo di attuazione della gratuità, considerati i requisiti stabiliti
dallo Stato per rientrare nella normativa. In particolare, mons. Vargas si dice preoccupato
della possibilità di un determinato regime di partecipazione statale e di gestione
interna negli atenei, così come della definizione di tariffe e quote prefissate per
le iscrizioni delle matricole.
Non illudere le famiglie degli studenti
Non solo: il pensiero del presule va anche alle famiglie degli studenti, affinché
non vengano illuse dalla riforma: la gratuità, infatti, riguarderà solo gli iscritti
in corso, e non quelli fuori corso. Il che è “irreale – commenta mons. Vargas – se
si considera che oltre i due terzi degli studenti non rispettano i tempi del piano
di studi”.
Attuare gratuità degli studi in base all’indice di povertà
Quindi, il vescovo cileno suggerisce che lo Stato attui la gratuità degli studi in
base alle reali necessità di ogni regione del Paese, secondo l’indice di povertà,
garantendo che nessuna istituzione formativa riceverà meno di quanto avviene attualmente,
in termini di finanziamento. (A cura di Isabella Piro)
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