2015-10-28 11:30:00

Consiglio di Stato annulla trascrizione nozze gay all'estero


Proseguono in Italia le polemiche dopo che il Consiglio di Stato ha stabilito che sono illegittime le trascrizioni di nozze gay celebrate all’estero. I pro-gay accusano il relatore della sentenza perché cattolico vicino ai movimenti anti-gender. C'è chi risponde che la sentenza è frutto della valutazione collegiale delle cinque persone che formano il Consiglio di Stato e che dunque l’attacco personale contro il relatore è un messaggio intimidatorio. Secondo la sentenza, la differenza di sesso tra gli sposi è la prima condizione di validità del matrimonio. La sentenza ha ribaltato la decisione del Tar annullando il registro del Comune di Roma per la trascrizione delle nozze gay celebrate all'estero. Molte e articolate le reazioni politiche. Giampiero Guadagni:

Le trascrizioni dei matrimoni gay celebrati all'estero, effettuate in alcuni comuni italiani come Roma e Milano, sono illegittime. La sentenza del Consiglio di Stato indica “la diversità di sesso dei nubendi quale prima condizione di validità e di efficacia del matrimonio, in coerenza con la concezione del matrimonio afferente alla millenaria tradizione giuridica e culturale dell'istituto, oltre che all'ordine naturale costantemente inteso e tradotto nel diritto positivo come legittimante la sola unione coniugale tra un uomo e una donna”. Questo per quanto riguarda il merito. Sotto il profilo procedurale i prefetti hanno titolo per annullare questi atti. Diverse le reazioni, non solo politiche. Esulta il ministro dell'Interno Alfano, leader del Nuovo centrodestra, che ricorda di avere emanato un anno fa una circolare proprio nel senso indicato ora dal Consiglio di Stato. Critiche invece da sinistra. E il presidente di Gaynet Grillini punta il dito contro il giudice estensore della sentenza, Carlo Deodato, accusato di mancanza di terzietà perché sul suo profilo twitter si definisce giurista cattolico. Replica Dedato: “Ho solo applicato la legge in modo a-ideologico e rigoroso, lasciando fuori le convinzioni personali che non hanno avuto alcuna influenza”.

Dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato, Renzi ritiri il ddl Cirinnà che introduce un simil matrimonio tra persone dello stesso sesso”: così il senatore Carlo Giovanardi. Immediata la replica del Pd secondo il quale "non c'è alcuna relazione con le unioni civili". Ma quale il valore della sentenza del Consiglio di Stato? Paolo Ondarza lo ha chiesto al giurista Alberto Gambino:

R. – E’ un valore importante, perché il Consiglio di Stato – com’è noto – dà una parola definitiva a un contenzioso in sede amministrativa. E quindi - se i Tar sono su base regionale e possono avere anche opinioni diverse e diversificate - quando interviene il Consiglio di Stato è una istanza di giustizia nella quale si dà la voce definitiva della giustizia amministrativa. E in questo caso ha detto che non sono possibili queste trascrizioni, perché contrarie all’ordinamento civile dello Stato Italiano.

D. – Quindi quelle persone cui era stato riconosciuto il matrimonio omosessuale contratto all’estero, con questo pronunciamento del Consiglio di Stato, vedono ora annullata la decisione dei sindaci?

R. – Sì. Quelle trascrizioni che erano state volute da alcuni sindaci, i quali facevano un po’ le veci del Ministero degli Interni, si erano ritenute da più parti illegittime. Da questo punto di vista il Consiglio di Stato lo ha confermato. Direi che non c’è neanche troppo da sorprendersi: sarebbe bastata un po’ di serenità, anche nella fase di commento a queste vicende.

D. – E’ una sentenza impugnabile?

R. – A questo punto non più nel merito, perché – come dicevo – il Consiglio di Stato mette la parola fine. Dovrebbero esserci, viceversa, dei profili di giurisdizione che riguardano la legittimità, ma non mi pare proprio sia questo il caso…

D. – Nessun sindaco può trascrivere nozze tra persone dello stesso sesso celebrate all’estero, perché – dice il Consiglio di Stato – "la differenza di sesso tra i nubendi è una connotazione ontologica essenziale dell’atto di matrimonio". Ecco questa definizione, in qualche modo, va a pesare anche sul dibattito in merito al tema delle unioni civili?

R. – Va a pesare, se si tenta far passare che già nel nostro ordinamento ci sono delle situazioni che possono essere parificate tra matrimonio e convivenze tra persone dello stesso sesso; poiché, invece, il nostro ordinamento non lo consente, occorre vedere se ci sono altre strade legittime legate ai diritti e ai doveri delle persone che convivono assieme: è molto diverso dal cercare di utilizzare lo strumento matrimoniale per ratificare queste condizioni.

D. – In particolare pensando al ddl Cirinnà, per come è impostato?

R. – Il ddl Cirinnà ha un vulnus importante all’inizio, perché richiama espressamente i contenuti delle norme del Codice Civile sul matrimonio, che – come ha detto, appunto, il Consiglio di Stato – ontologicamente è rivolto soltanto a persone di sesso diverso. E quindi se il ddl Cirinnà fa questo richiamo a questo punto si rivoluziona la concezione del matrimonio, che diventerebbe anche tra persone dello stesso sesso.








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