"Le persone in mobilità, migranti e rifugiati, che circolano nelle zone di confine, spesso devono affrontare situazioni che possono costituire una minaccia per i loro diritti. L'arbitrarietà, la discrezione e l'abuso possono esporre i migranti e rifugiati ai rischi dell'immigrazione irregolare, delle reti di tratta e della violenza sessuale e di lavoro. Nel caso dei rifugiati, queste situazioni possono anche limitare la possibilità di esercitare il diritto umano di asilo e di accesso alle procedure per la determinazione dello status di rifugiato". Così si legge nel documento conclusivo, ripreso dall'agenzia Fides, del V Incontro dei vescovi e degli Operatori di pastorale della mobilità umana di Bolivia, Cile e Perù svoltosi ad Antofagasta, in Cile pochi giorni fa.
Scambio di esperienze per la difesa di migranti e rifugiati
Hanno partecipato i rappresentanti delle seguenti diocesi: per la Bolivia: Oruro,
Coro Coro, Potosí e El Alto; per il Cile: Arica, Iquique, Calama, Copiapó e Antofagasta;
per il Perú: Tacna e Moquegua. Questo V Incontro ha proseguito l'iniziativa nata dieci
anni fa (2005 - 2015), come realizzazione del progetto "Solidarietà e confini sicuri",
allo scopo di rafforzare lo scambio di esperienze tra le diocesi di accoglienza, la
promozione e la difesa dei diritti dei migranti, dei rifugiati e delle vittime della
tratta.
Migranti partono per le violenze subite nei propri Paesi
Una informazione nuova scaturita da questo V Incontro segnala l'aumento delle persone
che attraversano le frontiere di Bolivia, Cile e Perù come “movimento migratorio misto”,
vale a dire con persone al di fuori di questi 3 Paesi, soprattutto originarie della
Colombia. Si osserva anche la presenza di persone della Repubblica Dominicana, di
Venezuela, Haiti e di altri paesi del Medio Oriente, come la Siria, e di altri paesi
dell’Africa. Molte di queste persone assistite dalla Pastorale per i migranti alla
frontiera, riferiscono di aver abbandonato i loro Paesi per i rischi legati a situazioni
di violenza subita.
L'impegno a costruire una cultura della fiducia
Il Messaggio finale di questo V Incontro ribadisce "l'impegno a costruire una cultura
della fiducia, dove una volta demoliti i confini geografici, culturali e politici,
la legittima presenza dei fratelli migranti permetterà di valorizzare e riconoscere
i contributi al Paese di destinazione e ciò che arricchisce". (C.E.)
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