2015-10-27 19:20:00

Usa invitano Iran a tavolo trattative su futuro Siria


Anche l’Iran al tavolo delle trattative sul futuro della Siria. Ad invitare i rappresentanti di Teheran, l’amministrazione Obama. Lo ha rivelato la stampa statunitense che oggi ha ventilato pure l’ipotesi di un possibile avvicinamento delle truppe Usa alla linea del fronte nella lotta al sedicente Stato islamico in Iraq e Siria. Il servizio di Giada Aquilino:

L'Iran è stato invitato per la prima volta a partecipare a colloqui internazionali sul futuro della Siria. A rivelarlo la stampa americana, che cita fonti dell'amministrazione Obama, proprio quando il Washington Post ha annunciato pure che alti consiglieri della sicurezza nazionale avrebbero aumentato il pressing sulla Casa Bianca per spostare le truppe Use più vicino alla linea del fronte, nella lotta al sedicente Stato islamico in Iraq e Siria. La notizia della possibile presenza di Teheran alle trattative sul futuro siriano – il prossimo incontro internazionale è giovedì a Vienna - giunge quando Washington riferisce che la Repubblica islamica avrebbe circa 2.000 uomini in Siria, al fianco del regime, e più di altri mille schierati con il governo di Baghdad. La guerra in Siria, che secondo l’Onu riguarda ormai 13,5 milioni di persone che necessitano di aiuti, compresi sei milioni di bambini, è stata al centro dell’incontro a Parigi tra il presidente francese François Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel, con particolare riguardo alla crisi migratoria: emerse “stesse posizioni”, dopo che Hollande ha sostenuto la richiesta della Grecia all’Unione europea di 330 milioni di euro nel 2016 per far fronte all’emergenza. A seguire, cena di lavoro convocata dal capo della diplomazia francese, Laurent Fabius, per incontrare diversi omologhi arabi ed occidentali. Presenti i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Qatar, Turchia, Germania, Usa, Gran Bretagna e Italia. Assente la Russia, che ha fatto sapere polemicamente di non essere stata invitata e di avere avuto nuovi contatti con l’Iran.

Per una fotografia degli attori che si stanno fronteggiando in Siria, l'opinione di Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa, al microfono di Massimiliano Menichetti:

R. – Si stanno fronteggiando il regime di Assad e le forze lealiste supportate dall’Iran e dalla Russia e abbiamo un fronte eterogeneo che mette insieme alcuni gruppi di ispirazione apertamente qaedista e islamista, scortati da Turchia, Qatar e Arabia Saudita e Is che rappresenta un po’ la variabile impazzita, il "cavallo pazzo" che a mio avviso però nella crisi siriana ha un’incidenza assolutamente inferiore rispetto alla guerra civile irachena.

D. – In questo contesto, il primo ministro turco Davutoglu ribadisce: “La crisi siriana non può essere risolta senza l’intervento della Turchia” …

R. – La Turchia è un attore importante che ha un ruolo ben preciso in Siria; non dimentichiamoci che è stato il Primo paese nel 2011 a parlare apertamente di cambiamento di regime in Siria. La Turchia ha due diramazioni che combattono Assad in Siria, non ha fatto nulla in questi anni per bloccare l’afflusso di militanti jihadisti di tutte le risme in Siria. Per cui esattamente come l’Iran, l’Arabia Saudita, Stati Uniti e Russia è uno degli attori più importanti della crisi siriana.

D. – In questi quattro anni di conflitto, il ruolo della comunità internazionale nei confronti di Assad è stato diverso. Ora sembra esserci di nuovo una propensione al dialogo rispetto ad una strategia militare…

R. – Assad oggi gode del supporto della Russia per cui oggi non cadrà mai in mano militare. Per cui, bisogna rendersi conto, bisogna capire, l’Occidente prima di tutti deve farlo, che tra questa posizione – cioè abbattere un regime di Assad e di fatto portare la diffusione dell’islamismo in Siria – ci può essere un’alternativa più realistica, quella di un compromesso tra gli attori di cui parlavo in precedenza, che nel breve periodo salvi Assad per poi favorirne l’uscita controllata ed una transizione pilotata.

D. – I ribelli siriani sono gli stessi della prima ora che combattevano la guerra civile?

R. – Oggi, di fatto, la guerriglia anti-Assad, tolta Is, è composta da tre soggetti precisi e molto forti: Al Nusra, la branca di Al Qaeda in Siria, Ahrar Al Sham, Jaish Al Fateh, che sono due gruppi salafiti supportati dall’Arabia Saudita e dalla Fratellanza musulmana saudita, soggetto sostenuto da Turchia e Qatar. Quindi, questo è lo scenario.

D. – Dunque, i ribelli non hanno più il volto di quattro anni fa…

R. – Credo che quel volto lo abbia avuto per pochi mesi, esattamente i mesi che sono stati necessari agli attori esterni per mettere le mani sulla crisi siriana e ai gruppi estremisti e jihadisti di prendere il controllo. È stato veramente un tempo breve, rispetto al quale l‘Occidente non ha fatto sostanzialmente nulla se non osservare con un certo distacco gli eventi, pensando che una sorta di mano invisibile democratica dovesse condurre il processo politico che si stava sviluppando in Siria a un approdo sicuro, che era quello della democrazia. In realtà, come insegnano i maestri del realismo politico, i processi politici vanno guidati, altrimenti diventano improduttivi nei risultati che si prefiggono.








All the contents on this site are copyrighted ©.