Seguire l’esempio di riconciliazione compiuto 50 anni fa dai vescovi polacchi e tedeschi. E’ quanto scrive Papa Francesco, in un messaggio a firma del card. Pietro Parolin, in occasione del 50.mo della lettera dell’episcopato polacco “Perdoniamo e chiediamo perdono” alla quale seguì la risposta dei vescovi della Germania. L’evento è stato celebrato con una serie di momenti religiosi e culturali, culminati nella Messa celebrata ieri al Campo Santo Teutonico in Vaticano, seguito da un convegno all’Istituto Maria Santissima Bambina. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Il coraggioso gesto dei presuli polacchi, compiuto in concomitanza con l’ultima sessione del Concilio Vaticano II, ha aperto una via difficile ma efficace per il processo di riconciliazione tra le due nazioni dopo le tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale”.
Lettera vescovi polacchi, esempio per tutte le nazioni in conflitto
Papa Francesco sottolinea così, in una lettera a firma del card. Parolin, l’importanza
del documento dei vescovi della Polonia, tra loro anche mons. Karol Wojtyla, che 50
anni fa aprirono un nuovo capitolo nella storia delle relazioni tra tedeschi e polacchi
dopo gli anni terribili della guerra. “Anche oggi – prosegue il Papa – tale gesto
può essere modello ed esempio per tutte le nazioni e società che si trovano in difficili
situazioni di conflitto”. In occasione del 50.mo dello storico scambio di lettere,
le ambasciate di Polonia e di Germania presso la Santa Sede hanno organizzato una
serie di eventi, tra cui una celebrazione di riconciliazione nel Campo Santo Teutonico
e una conferenza nell’Istituto Maria Santissima Bambina, sotto il patrocinio del cardinale
Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
Card. Müller: necessaria amicizia fra i popoli
La Messa è stata celebrata dal card. Gerhard Müller, prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede, ed è stata concelebrata dai cardinali polacchi Stanislaw
Rylko e Zenon Grocholewski, da nove presuli polacchi, da numerosi sacerdoti, da mons.
Duarte da Cunha, segretario generale della Comece (l’organismo che riunisce le conferenze
episcopali d’Europa). Presenti anche numerosi ambasciatori presso la Santa Sede, a
partire da quello polacco e tedesco. All’inizio della celebrazione, il card. Müller
ha rammentato che la Polonia è stata la prima vittima del Patto Molotov-Ribbentrop,
che ha condotto alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Come cristiani, ha detto
il porporato tedesco, vogliamo concentrarci sul fatto che Dio ha creato tutti come
fratelli e sorelle, per questo è necessaria la buona convivenza tra Paesi confinanti
e l’amicizia fra i popoli. L’iniziativa dei vescovi polacchi, ha ribadito, ha portato
a pronunciare le parole “perdoniamo e chiediamo perdono”.
Mons. Gadecki: l’Europa ha bisogno anche oggi di riconciliazione
Nell’omelia, il presidente dei vescovi polacchi, mons. Stanislaw Gadecki ha innanzitutto
sottolineato che, come 50 anni fa, anche oggi l’Europa e il mondo hanno bisogno di
riconciliazione. Il presule ha rammentato alcuni passaggi della storica lettera dei
vescovi della Polonia: “Dai banchi del Concilio che sta per concludersi – scrivevano
– vi tendiamo le nostre mani, accordando perdono e chiedendo perdono”. Con quel gesto
coraggioso, osteggiato dal regime comunista di Varsavia, ha detto mons. Gadecki, ci
si impegnava a superare le antiche divisioni della Seconda Guerra Mondiale e si evidenziava
che “un cristianesimo autentico non può accettare una situazione in cui Paesi cristiani
confinanti rimangono in conflitto”. Quella lettera coraggiosa e profetica, prosegue
il presidente dell’episcopato di Polonia, “indica la necessità del legame tra l’identità
e la memoria, il che sembra particolarmente importante oggi, sia nella prospettiva
tedesca e polacca, sia in quella europea”. E spinge tutti, ha concluso, a “perseverare
nell’opera di riconciliazione”.
Mons. Muszynski: senza riconciliazione non c’è vera pace
Sulla lettera come esempio, modello per tutte le nazioni e società che si trovano
in difficili situazioni di conflitto, è intervenuto alla Conferenza all’Istituto Maria
Santissima Bambina anche mons. Henryk Muszynski, primate emerito
della Polonia, e testimone delle origini della storica lettera:
“Il problema della riconciliazione è tuttora molto attuale e potrà risolversi soltanto nella piena verità. Giungiamo a questa verità molto lentamente, passo dopo passo, finché nei nostri cuori non si maturi la disponibilità a perdonare, perché senza perdono non c’è riconciliazione, senza riconciliazione non c’è la pace, non c’è la giustizia, e senza la giustizia ci sono le guerre. Giungiamo a ciò lentamente, cercando di raggiungere questo scopo tramite gli incontri della gente di diverse generazioni, che cercano di comprendere e aiutare gli altri”.
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