2015-10-27 14:30:00

Mons. Škvorćević: mobilitazione laici cattolici decisiva per famiglie


Al Sinodo è stata ribadita la necessità di un protagonismo dei laici nella Chiesa. In particolare è stato sottolineato l’importante ruolo dei cattolici nella difesa della famiglia all’interno del dibattito politico. Un esempio positivo è quello del popolo croato che in un referendum del 2013 ha detto no alle nozze gay riaffermando l’unicità del matrimonio tra uomo e donna. Paolo Ondarza ne ha parlato con il vescovo croato di Pozega, mons. Antun Škvorćević:

R. – Il Sinodo è un avvenimento ecclesiale. Sono convenuti vescovi da tutte le parti del mondo: credono che il Signore Gesù è vivo, è risorto. Naturalmente, il tema della famiglia e del matrimonio è molto complesso, però è anche un tema di fede. Noi crediamo che il matrimonio non sia un’invenzione dell’uomo, ma un fatto che ha voluto Dio. E io spero che si trovino conclusioni che abbiano un valore per tutta la Chiesa cattolica, non soltanto per certe situazioni. Così hanno fatto anche gli Apostoli al primo Concilio di Gerusalemme. I problemi venivano dal paganesimo ma la conclusione era vincolante per tutti.

D. – Lei ha portato all’attenzione dell’Aula l’esempio del popolo croato che nel 2013, chiamato a un referendum, ha detto “no” al matrimonio omosessuale, indicando come unico matrimonio quello tra un uomo e una donna. Che cosa viene a dire l’esperienza del popolo croato a questo Sinodo?

R. – Il referendum non l’ha organizzato, non l’ha promosso la Chiesa cattolica, e neanche le organizzazioni o i movimenti ecclesiali. Un gruppo di laici, ispirandosi ad altre iniziative della società civile, hanno creato un’organizzazione nel nome della famiglia. Naturalmente, la Chiesa ha dato il suo appoggio però non ha organizzato nulla. Perciò si è riusciti a creare un’atmosfera molto positiva. Poi, il referendum è riuscito con circa il 65% dei voti favorevoli: la definizione di matrimonio approvata dal voto popolare è poi entrata anche nella Costituzione croata.

D. – Quindi, quanto è importante la mobilitazione di laici a difesa del matrimonio? Sono importanti queste manifestazioni di partecipazione del laicato cattolico?

R. – Non importanti, ma decisive, direi! Perché quando parlano i vescovi e la Chiesa si dice in pubblico: “Parlano secondo il loro mestiere, perché questo è il loro dovere”. Ma quando parlano i laici cattolici, allora questo loro parlare viene visto come una testimonianza forte, viva e si accetta in modo più serio e più responsabile rispetto a quando intervengono i vescovi. Questo è importante perché in particolare da noi, in Croazia – che è uscita dal comunismo 25 anni fa - durante il comunismo il laicato era “morto”, perché quei laici nella Chiesa o nella società che hanno fatto sentire la loro voce sono stati perseguitati fortemente. Oggi si assiste ad un risveglio del laicato: i laici sono una speranza della Chiesa, possono portare i valori del Vangelo nella vita, anzitutto nelle famiglie e poi anche nella vita pubblica.

D. – Nonostante l’esito del referendum, poi però il Parlamento croato ha introdotto la legge sulle unioni civili che di fatto equipara tali unioni al matrimonio, fuorché per l’adozione. Dunque azione politica e volontà popolare non sono andati proprio nella stessa direzione …

R. – Ma queste decisioni forzate non credo che abbiano vita lunga. Perciò, se si rafforza la consapevolezza o se si rafforzano i valori cristiani, che sono i valori della dignità e della vera libertà dell’uomo, non credo che i governi possano a lungo fare il contrario di quello che pensa la gente.








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