2015-10-26 14:30:00

Sinodo. P. Fares: Francesco vuole pastori capaci di discernimento


“Il profumo del pastore”. E’ il titolo del libro scritto dal gesuita argentino Diego Fares, per Ancora Editrice, che Papa Francesco ha regalato ai Padri sinodali alla fine del Sinodo sulla Famiglia. Nel testo, il teologo di “Civiltà Cattolica” che conosce Jorge Mario Bergoglio da quarant’anni, offre una panoramica del pensiero di Papa Francesco sulla figura del vescovo. Alessandro Gisotti ha chiesto a padre Diego Fares di soffermarsi sul contenuto del suo libro con uno sguardo particolare al Sinodo:

R. – “Il profumo del pastore” come  libro e come titolo è nato su un suggerimento del nostro direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, che l’anno scorso, appena arrivato a Roma, mi diceva: “Tu devi scrivere qualcosa sull’immagine del vescovo inserito nel suo popolo, del vescovo che – come dice Francesco – ha l’odore delle pecore”. Pensavamo che far vedere questa gioia del pastore in mezzo al suo popolo fosse necessaria, visto che il ministero è diventato un po’ astratto, forse lontano dalla gente. “Il profumo del pastore” è l’immagine complementare a quella del pastore con l’odore delle pecore, perché non si tratta soltanto di un odore popolare nel senso dispregiativo con il quale alle volte viene utilizzato. Le pecore del Popolo di Dio, tutti gli uomini e le donne del mondo di buona volontà, hanno l’odore di Cristo; questo è il profumo del sangue prezioso che li ha riscattati. Il pastore e le pecore sanno discernere il profumo dell’unico pastore. Allora l’idea, o meglio la mia missione, attraverso questi piccoli libri è rendere una testimonianza particolare del Buon Pastore che è Papa Francesco, non nel senso ovvio: tutti sappiamo che è un Buon Pastore; noi siamo un bel gruppo di amici nel Signore che conosce Papa Bergoglio da molti anni. Possiamo dire alla gente di oggi: “Guardate, Dio vi ha preparato questo pastore lungo tutta la sua vita, e questa memoria viva è un servizio alla Chiesa”. Questo fa vedere la fedeltà del Signore nella coerenza dei suoi figli e dà speranza per andare avanti. Dio non lascia che manchino i buoni pastori.

D. – Quali sono secondo lei gli elementi che più caratterizzano la visione del vescovo in Papa Francesco?

R. - Non solo del vescovo direi, ma di tutti i pastori perché anche il papà e la mamma sono pastori del loro piccolo gregge, della loro famiglia! Noi preti, vescovi, dobbiamo imparare da questi pastori reali del mondo di oggi. Le caratteristiche del libro sono quelle che "si può annusare”, perché il profumo non può essere astratto: i pastori camminano e pregano con il popolo; pastori che sono uomini di comunione con i loro preti, i loro vescovi, il Papa, le famiglie, tutti insieme. I pastori sono testimoni - dice Francesco - del Signore crocifisso e resuscitato. Di notte un pastore - la notte che a volte dura decenni - mette il gregge nel cortile di una teologia o di un’abitudine, di una tradizione che sembra più sicura, ma la mattina fa uscire il uso gregge per trovare acque vive e pasti teneri. Questa è l’immagine del pastore!

D. - Il Sinodo dei vescovi sulla famiglia si è appena concluso. Cosa l’ha colpita pensando proprio al contenuto del suo libro?

R. - Leggendo un po’ velocemente il documento sinodale, nei suoi testi più significativi sui pastori si parla fondamentalmente di due cose: vicinanza - il pastore deve essere vicino, accompagnare la famiglia dando loro coraggio, speranza - e discernimento. Il controverso punto 85 che cita San Giovanni Paolo II: “Sappiano i pastori che per amore della verità sono obbligati a ben discernere le situazioni complesse delle famiglie”. A questo punto mi sembra importante dire questo: il Sinodo dice: “Le coppie e le famiglie, non sono realtà astratte; rimangono imperfette, vulnerabili, devono crescere”; questa è la frase che si trova all’inizio del punto 4 della Relazione. Sono famiglie reali accompagnate da pastori reali che vivono nella vicinanza e nell’amore cristiano. Mi sembra che questo sia un passo avanti nel Sinodo: fidarsi dei pastori, dei preti, del papà e della mamma perché questo è reale. Le discussioni alle volte diventano astratte. Come dice san Tommaso: “La prudenza il discernimento non finiscono in un altro discernimento, ma nell’azione: bisogna prendere decisioni, correggerle e andare avanti”. Il Sinodo si fida di questo discernimento che fanno le famiglie, il pastore e tutta la comunità.








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