2015-10-25 11:30:00

Amministrative in Colombia, nel contesto del processo di pace


Colombia al voto questa domenica per le elezioni amministrative. Una tornata che si svolge nel clima di speranza legato all’esito dei negoziati di pace tra il governo e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie (Farc), che hanno appena annunciato di voler restituire i resti di quanti sono morti durante i loro sequestri. Sull’importanza dell’appuntamento elettorale, Eugenio Bonanata ha intervistato Luis Badilla, direttore del sito 'Il Sismografo':

R. – Pur essendo elezioni amministrative, che sono importanti perché riguardano il governo territoriale e quindi il potere più vicino ai cittadini e alle persone normali, questa volta le elezioni avranno ed hanno una grande importanza, forse anche eccessiva. Questo perché si svolgono nel contesto dei negoziati di pace con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia - le Farc - che stanno per concludersi, auspicando tra l’altro che l’accordo di pace conclusivo si possa veramente firmare il 23 marzo prossimo; e anche in vista delle altre negoziazioni con il secondo gruppo armato, che dovrebbero cominciare da un momento all’altro, per le quali c’è una sorta di accordo preliminare. Allora l'appuntamento nel contesto di questi due negoziati di pace – uno in via di conclusione e l’altro che sta, invece, per cominciare con buone prospettive – fornisce alla consultazione un rilievo notevole. Quindi è prevedibile che vada a votare molta gente e che, in qualche modo, si trasformi in una sorta di sostegno da parte del popolo colombiano, che da oltre mezzo secolo aspetta questa pace, alla politica del presidente Santos, per quanto riguarda specificamente risolvere il problema della violenza con il negoziato e non con la forza.

D. – Quali sono le altre richieste, le altre esigenze del Paese?

R. – Sono un po’ quelle comuni a tutti nel resto dell’America Latina. La Colombia affronta una grave crisi economica e quello che più colpisce è la crescita della iniquità sociale, in cui un piccolo gruppo di colombiani è diventato sempre più ricco, esageratamente ricco, mentre la maggioranza del Paese è diventata sempre più povera. E soprattutto c'è la percezione - che poi si può anche dimostrare con dei dati statistici - che quella povertà ha finanziato o sta finanziando la crescita della ricchezza dei piccoli gruppi. Quindi non solo iniquità sociale, ma anche un meccanismo perverso e diabolico in virtù del quale la ricchezza, lo sviluppo di certe zone o gruppi sociali del Paese, si finanziano a scapito di quella che dovrebbe essere anche ricchezza e sviluppo sociale per la maggioranza del Paese.

D. – Cosa dicono i vescovi colombiani in merito a questa tornata?

R. – Hanno seguito con molta attenzione tutto il processo e la campagna elettorale. E si sono pronunciati in diverse occasioni, sia come episcopati sia come singoli vescovi. Sostanzialmente stanno dicendo tre cose. La prima: di andare a votare, sottolineando molto l’importanza del voto e il dovere civico, nel contesto di una campagna dell’episcopato che dice che la pace la costruiscono i cittadini e non soltanto i negoziati. La seconda cosa che hanno molto sottolineato è quella di discernere, di votare bene, di capire per chi si vota, in modo tale da non doversene pentire dopo, evitando di dare il voto a chi è sospettato di comportamenti politici poco corretti o che possa poi alla fine diventare un danno per gli elettori. La terza cosa che hanno sottolineato è quella di votare i candidati, i partiti, le persone che sostengono il processo di pace.








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