2015-10-23 14:40:00

Immigrazione: emergenza umanitaria sulla rotta balcanica


Si aggrava l’emergenza immigrazione sulla rotta balcanica. Sono migliaia le persone che, nonostante il freddo incombente, tentano di raggiungere il nord Europa via terra. La situazione sta creando tensioni tra Slovenia e Croazia, mentre la cancelliera tedesca Merkel, da Madrid, annuncia che i migranti economici saranno rimpatriati, a differenza di coloro che fuggono da guerra e terrorismo. A tutti – ha detto ancora – sarà comunque assicurata l’accoglienza. Giancarlo La Vella ha intervistato Andrea Rossini, dell’Osservatorio Balcani Caucaso, appena rientrato da alcune aree di crisi:

R. – La mia impressione è che stiamo andando verso una crisi umanitaria di grandi dimensioni, perché la situazione, invece di migliorare, sta peggiorando e inoltre anche le condizioni metereologiche sono in netto peggioramento. Far aspettare per ore e ore fino all’apertura dei valichi di frontiera si rivela una crudeltà inutile, soprattutto perché non ci sono accessi prioritari per le categorie vulnerabili. Tra queste persone, ci sono moltissimi bambini in tendoni allestiti alla svelta. E i bambini aspettano, in mezzo al fango, nel freddo, che la polizia apra i valichi di frontiera.

D. – Quali sono le difficoltà più drammatiche?

R. – Soprattutto i rifugiati afghani, che hanno attraversato la Bulgaria, mi hanno riferito di una situazione di generale violenza e sopraffazione da parte della polizia bulgara nei loro confronti. Mentre, per quanto riguarda i siriani, nei racconti di tutti il vero e proprio incubo – il tratto più pericoloso – è il passaggio in mare tra la Turchia e la Grecia. Tutti riferiscono di aver pagato tra i 1.000 e i 1.500 euro a testa alla mafia turca. Questo per loro è il punto più difficile.

D. – Che tipo di decisioni occorrerebbero a livello di comunità europea, comunità internazionale?

R. – Questa adesso non è semplicemente una questione politica, che va risolta tra la cancelliera Merkel, le istituzioni europee e i governi della regione. È una crisi umanitaria che necessita interventi che siano però veloci, rapidi. Non si può rimandare l’intervento alla settimana prossima o tra due settimane, quando si saranno messi d’accordo i governi della regione.

D. – Le dichiarazioni di Angela Merkel sul rinvio in patria dei rifugiati economici non rischiano di creare ulteriori tensioni tra i profughi stessi?

R. – C’è molta paura che le frontiere vengano chiuse. C’è molto nervosismo, perché tanti hanno timore di restare intrappolati nei Balcani. Nessuno, ovviamente, vuole restare nei Balcani, ma vuole proseguire: qualcuno in Germania, qualcuno verso i Paesi nordici. Per quanto riguarda le dichiarazioni su una differenziazione tra migranti economici e profughi di guerra, vedo molto difficile concepire una distinzione del genere.








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