2015-10-22 14:08:00

Onu: in Sud Sudan 30 mila persone rischiano di morire di fame


Oltre trentamila persone in Sud Sudan rischiano di morire di fame e altre ''decine di migliaia'' sono ''a rischio carestia''. La denuncia arriva dagli organismi dell'Onu: Fao, Unicef e World Food Program in un comunicato congiunto. Sentiamo Giulio Albanese:

Il bilancio è a dir poco agghiacciante: almeno 30 mila persone rischiano di morire di fame nello Stato sudsudanese di Unity. E nel complesso sono 3,9 milioni coloro che devono misurarsi quotidianamente con il problema dell’insicurezza alimentare. È  il grido d’allarme lanciato ieri dalle agenzie delle Nazioni Unite - Fao, Unicef e Pam - che senza mezzi termini parlano di una situazione “catastrofica”.  Come al solito le responsabilità ricadono certamente sulle formazioni armate locali che, particolarmente nello Stato di Unity, hanno seminato morte e distruzione. È per questo motivo che le agenzie delle Nazioni Unite hanno invitato le parti coinvolte nella sanguinosa guerra civile a consentire l’accesso degli aiuti umanitari allo Stato di Unity prima che sia troppo tardi. E dire che lo Stato di Unity potrebbe essere un Eldorado galleggiando sul petrolio. Purtroppo, invece, essendo l’oro nero fonte di discordia, rappresenta una vera e propria maledizione. Dall’inizio del conflitto nel Sud Sudan, quasi due anni fa, è la prima volta che il cosiddetto modello integrato per la classificazione del rischio e delle emergenze alimentari dell’Onu (Integrated Food Security Phase Classification) registra il livello cinque (“catastrofe”) - il più alto nella scala da uno a cinque - per tutte le fasce della popolazione. 

Sulla difficile situazione umanitaria che vive l'area Elvira Ragosta ne ha parlato con Enrico Casale, redattore della rivista “Africa” dei Padri Bianchi:

R. – Da quanto risulta dalle testimonianze dei missionari che ancora operano sul territorio, la situazione è particolarmente problematica perché nonostante sia stato raggiunto un accordo di pace fra il presidente Salva Kiir e il capo ribelle Riek Machar, gli scontri sul territorio continuano e di fronte a questi scontri la popolazione fugge, scappa e spesso si rifugia in zone in cui non esiste nulla per potersi approvvigionare, per poter trovare cibo e acqua, soprattutto acqua pulita.

D. – Su questo accordo di pace che previsioni ci sono per il futuro?

R. – L’accordo di pace è molto delicato. Fa ben sperare il fatto che recentemente l’Uganda ha accettato di ritirare le proprie truppe che avevano sostenuto il presidente Salva Kiir. Quindi il presidente si trova senza un sostegno molto forte.

D. – C’è un’altra emergenza umanitaria che riguarda gli Stati del Sudan confinanti con il Sud Sudan: stiamo parlando del Sud Kordofan e del Nilo Blu, dove è in atto un altro scontro tra i ribelli del Movimento di liberazione del Sudan contro il governo del Sudan, di Khartum. Com’è la situazione al momento?

R. – Si profila un probabile accordo, si spera. Anche perché da un lato il governo del Sudan ha accettato di deporre le armi e dall’altro il movimento dei ribelli ha accettato in questi giorni di mettere in pratica una tregua. Queste sono regioni molto ricche e di conseguenza gli appetiti su questi due Stati sono molto forti. Il Sud Sudan ha sempre cercato fin dagli accordi di pace, e anche dopo l’indipendenza, di fomentare queste regioni e sostenere i movimenti ribelli affinché queste regioni si staccassero dal Sudan e entrassero nell’orbita del Sud Sudan. Quindi c’è un interesse diretto da parte di Juba a mettere le mani su queste ricchezze che sono veramente ingenti.

D. - Che influenza ha l’Unione africana in questo contesto regionale?

R. – Si sta creando e si sta addestrando in Sud Africa una forza dell’Unione africana che potrebbe essere impiegata in questo tipo di crisi come forza di interposizione per le parti. Ecco l’Unione africana dovrebbe riuscire a prendere in carico queste crisi e risolverle senza un ricorso esterno. E sarebbe opportuno che intervenisse in modo deciso anche l’Onu, le Nazioni Unite, con una propria forza di intervento.








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