2015-10-21 14:10:00

Presentato libro del card. Martini "Cattedre dei non credenti"


È stato presentato ieri sera, a Milano, il libro del cardinale Carlo Maria Martini, l’arcivescovo della Chiesa ambrosiana, scomparso nel 2012, che inaugura la pubblicazione della sua Opera omnia. Il volume, edito da Bompiani, si intitola “Le Cattedre dei non credenti” ed è aperto dalla prefazione di Papa Francesco. “L’eredità che ci ha lasciato il cardinale Martini – scrive fra l’altro il Papa – è un dono prezioso. La sua vita, le sue opere e le sue parole hanno infuso speranza e sostenuto molte persone nel loro cammino di ricerca”. Sull’opera del porporato Antonella Palermo ha intervistato il gesuita, padre Carlo Casalone, presidente della Fondazione intitolata a Carlo Maria Martini:

R. – Il cardinale Martini parte da questo atteggiamento in cui riconosce le diversità di opinioni di cui gli altri sono portatori e rispettandone le differenze cerca di comprenderne le ragioni. Questo senza voler ricondurre la posizione degli altri alle proprie idee, ma piuttosto lasciandosi interrogare dagli argomenti che gli altri portano nella loro diversità.

D. – Qualcuno teme che il dialogo però porti ad un indebolimento della fede…

R. – Certo se la fede viene compresa come un contenuto rigido e prestabilito, la fede può venire scossa da posizioni differenti e da chi ha un’altra visione del mondo. Ma bisogna tener presente che piuttosto la fede è relazione, cioè una relazione con Dio, alimentata dal dialogo che la consolida e la approfondisce, perché va riconosciuto che il Signore può parlare anche al di fuori dai confini in cui noi talvolta lo rinchiudiamo. Quindi, questa interrogazione aiuta a mettere alla prova le proprie ragioni, ad approfondirle, a migliorarle, e quindi l’esito finale è un consolidamento della fede piuttosto che un suo indebolimento.

D. – Il Papa nella prefazione precisa che il cardinale Martini non era uno che voleva “fare concessioni a mode o indagini sociologiche”. Mi sembra una nota importante questa, che richiama peraltro anche il fatto che è lo stesso Vangelo poi a non poter essere usato a nostro piacimento…

R. – Senz’altro, il cardinale Martini va in questa linea: non è alla ricerca di tendenze alla moda, quanto piuttosto di un confronto serio che tocchi la profondità della vita interiore di ciascuno sulla base di domande da cui tutti siamo interpellati. Anche se poi ci sono divergenze nel modo di rispondere a questi quesiti esistenziali fondamentali che riguardano il senso della vita.

D.  – Insomma, la fede non intesa come “comoda sicurezza preconfezionata”, per citare ancora le parole di Papa Francesco nella prefazione…

R. – Certo. Come ogni relazione profonda, anche la fede ha una sua evoluzione storica e si mette in relazione con il contesto in cui la società, la cultura vivono, che sempre la conducono a conquiste, scoperte innovative.

D. - Questa presentazione cade proprio nell’ultima settimana di lavori del Sinodo in Vaticano: quanto e come lo stile di sinodalità con cui sempre il cardinale Martini accompagnava la comunità ecclesiale potrà ancora in questi giorni animare il discernimento soprattutto sui temi più controversi?

R. – Penso che questa parola che lei ha utilizzato, cioè il discernimento, sia un po’ la parola chiave: non basarsi solo sulle proprie convinzioni, ma lasciarsi mettere in questione, lasciarsi interpellare da quello che lo Spirito ci dice attraverso il cambiamento delle situazioni storiche in cui il Vangelo è chiamato a farsi luce, a farsi lievito. Non tanto una contrapposizione, quanto la ricerca dei modi in cui Dio è all’opera nelle domande, nella ricerca di tutti gli uomini: riconoscerne la presenza e la modalità di azione per poterla assecondare. E questo avviene attraverso una dialettica che speriamo maturi sempre più in delle convergenze e frutti condivisi.








All the contents on this site are copyrighted ©.