2015-10-19 13:11:00

Alla Festa del Cinema di Roma "Il viaggio di Arlo" della Pixar


Dopo il capolavoro “Inside Out”, la Pixar presenta un nuovo cartone animato sull’amicizia e l’adolescenza, “Il viaggio di Arlo”. Il pubblico della decima edizione della Festa del cinema di Roma ha potuto visionarne circa 30 minuti, in anteprima mondiale, alla presenza di uno degli autori. Per noi c’era Corinna Spirito:

“Il viaggio di Arlo” è un’originale storia di formazione, un’avventura verso la scoperta di se stessi e il racconto di un’amicizia stravagante e profonda. Quella tra Arlo, un dinosauro adolescente, e il suo cucciolo Spott, un bambino, che si comporta proprio come un cagnolino. Ne ha parlato alla Festa del cinema di Roma Kelsey Mann, story supervisor del film

R. –  It’s not really a dinosaur movie. We tought Arlo is a boy…
Non è veramente una storia sui dinosauri: è la storia di un ragazzo e del suo cane. Soltanto per caso il ragazzo, Arlo, è un dinosauro. Quello che facciamo è guardare alla nostra vita. Parliamo del modo in cui ci siamo sentiti quando avevamo quell’età, o delle paure che abbiamo per i nostri figli. Abbiamo scoperto questa verità e abbiamo cercato di portarla sullo schermo, in modo che ognuno possa rapportarsi a essa.

Ci sono voluti cinque anni di lavorazione per realizzare “Il viaggio di Arlo”, un cartoon che  catapulta in un mondo inedito in cui dinosauri e uomini convivono e possono essere amici.

R. – We  always try to do something a little different…
Cerchiamo sempre di fare qualcosa di diverso alla Pixar. Tutto è iniziato con la voglia di raccontare l’amicizia tra un bambino e il suo cane e abbiamo pensato che capovolgerla sarebbe stato divertente. Volevamo fare qualcosa che non fosse mai stato fatto prima, ma allo stesso tempo citare una situazione familiare. Per l’ambientazione ci siamo chiesti: e se l’asteroide che ha portato all’estinzione dei dinosauri non avesse mai toccato la Terra? A quel punto abbiamo fatto tantissime proposte. Penso che la versione scelta per il film sia la più divertente. Avevamo pensato a tante situazioni: dinosauri che guidano le macchine, per esempio... Ma non volevamo spingerci a tanto, non volevamo avere tanta tecnologia e preferivamo fare invece qualcosa sul far west, dare l’atmosfera di quell’epoca, in cui c’erano gli allevatori e i contadini. La storia di Arlo e del suo cane racconta il viaggio di un ragazzo in quell’età di transizione tra l’adolescenza e l’età adulta. Molte culture mandano i giovani nella foresta e dicono: “Torna tra una settimana e diventa un uomo”. Il film tratta proprio di questo. Ed è proprio una delle ragioni per cui lo mandiamo in mezzo alla natura.

La natura, d’altronde, è un elemento chiave di “Il viaggio di Arlo”. Già dai 30 minuti mostrati in anteprima a Roma è possibile notare che la Pixar ha raggiunto un livello di accuratezza e verosimiglianza nella realizzazione dei paesaggi mai visto prima. Ma non è certo l’unica sfida affrontata: “Il viaggio di Arlo” punta tutto sulle immagini, sulla mimica e sulla gestualità cercando di fare il minor uso possibile dei dialoghi. Il risultato ottenuto dallo story supervisor Kelsey Mann sono scene di forte impatto capaci di arrivare direttamente al cuore di adulti e bambini.

R. – We knew early on that we wanted to do a film with very little dialogues…
Sapevamo già dall’inizio che avremmo voluto fare un film con pochi dialoghi dal momento che Spott non parla. E questo è stata veramente una sfida perché quando si fa un film per bambini si pensa sempre di doverlo riempire di qualunque cosa: personaggi, battute, eccetera.  Noi invece abbiamo deciso di fare un film che fosse tranquillo e che portasse di più a riflettere. Eravamo veramente emozionati ma poi ci siamo resi conto di quanto fosse difficile perché a quel punto non c’è nulla dietro cui è possibile nascondersi: è come essere nudi su un palcoscenico, ci si mette in una posizione di vulnerabilità, ma è comunque una sfida molto stimolante.

Dal 25 novembre, nei cinema, la Disney Pixar regalerà una nuova coinvolgente storia di amicizia tra due personaggi lontanissimi l’uno dall’altro. Per ricordare che quando c’è di mezzo l’amore, non contano le differenze.








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