2015-10-16 13:01:00

Roma, Festa del cinema. Apre la sezione "Alice nella città"


La tredicesima edizione di “Alice nella città”, sezione indipendente della Festa del Cinema di Roma, si apre oggi con una serie di film adatti a favorire lo scambio di idee tra i giovani. Il servizio di Luca Pellegrini:

Torna a Roma “Alice nella città”, tornano i film che parlano alle giovani generazioni e alle famiglie. Trenta sono i titoli scelti con cura e fantasia – molti europei – con i quali quest’anno si vuole cambiare la prospettiva, offrendo sguardi e letture “fuori scala”, come spiega il curatore, Gianluca Giannelli:

R. – I film per bambini, per ragazzi, bene o male, di solito vengono inquadrati all’interno di un genere. Questi film, invece, hanno la capacità di salire un po’più su. La cosa importante non è tanto la qualità artistica di un film, quanto la capacità di relazione adulta che il regista crea con il suo pubblico, cioè la capacità di farli sentire pronti. Il regista dà fiducia al pubblico per poter capire un certo tipo di prodotto, come se le immagini, in qualche modo, diventassero un po’ carne. Quindi, sarà interessante vedere il modo in cui i registi racconteranno, quando verranno a Roma, alla giuria e al pubblico questi film. Forse il Festival deve fare questo, cioè rimettere in pista il rapporto. L’idea è quella di presentare quello che sta succedendo veramente.

D. – Molti dei film raccontano del rapporto tra gli adulti e i ragazzi, tra i genitori e i loro figli…

R. – Sono temi su cui poggia gran parte della letteratura per ragazzi e anche il cinema. Il tema del rapporto padri-figli, rapporti tipici, si contrappone oggi probabilmente con un momento in cui è evaporata completamente la figura dell’adulto. Oggi, i ragazzi si trovano di fronte a quelle domande che improvvisamente, a quell’età, diventano tutte vere. Non c’è più un punto di riferimento e spesso lo diventano gli amici, reali o virtuali. I ragazzi stanno cercando una loro strada, una loro narrazione nella società di oggi, per cui questi film, secondo me, ci danno un pezzo di questo racconto.

D. – Il cinema, dunque, per questi ragazzi è anche la possibilità di trovare gli argomenti che loro cercano…

R. – Non solo gli argomenti che loro cercano. Secondo me, ci danno l’opportunità di alzare ancora di più l’asticella, perché anche in questa fase noi arriviamo in un secondo momento. Probabilmente, adesso i temi saranno altri. Quindi, io mi auguro che da questa discussione si possa capire dove sarà lo step seguente. Questo è il cammino: ecco il senso del viaggio dell’identità. Anche noi, come Festival, abbiamo bisogno di metterci sempre in discussione senza avere mai paura dell’inciampo e farci raccontare cosa sta succedendo. Il cinema è anticipatore rispetto a questo, però penso che i ragazzi lo siano ancora di più.

D. – Quali sono i titoli più significativi della selezione di Alice quest’anno?

R. – Penso che “Mustang” sia un film certamente significativo, non solo perché è il candidato all’Oscar francese per il film straniero di quest’anno, ma perché racconta un tema fondamentale, cioè l’idea di resistere alle configurazioni sociali. Ci sono cinque sorelle che si muovono come un'Idra, resistendo con gioia a quelle che sono le costrizioni di una famiglia, cercando di rispondere a quella che sostanzialmente è la vita, la gioia di vivere. Questo per noi è molto importante. “Wolfpack”, il documentario che apre la sezione “Panorama”, lavora altrettanto su questo binario: i ragazzi si ribellano a quella che è un’imposizione – in questo caso è portata da un genitore – che rappresenta una ribellione alla società. Lo fanno attraverso il cinema. Il film italiano in concorso, “Il bambino di vetro”, è molto bello: anche qui si lavora sui vuoti, sulle storie con i "buchi", dove tu ci metti dento qualcosa di te, dove non sei più spettatore passivo ma sei attivo, nel senso che ci metti dentro la discussione. Questo ci interessava.








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