2015-10-16 11:27:00

Legge stabilità, commenti di Quadrio Curzio, Caritas, Ucid


''L'economia italiana è in ripresa''. Così inizia il Piano programmatico di bilancio che il governo italiano ha inviato a Bruxelles. Il documento che indica un Pil a +0,9% per quest'anno e +1,4% per il 2016. Una ripresa confermata anche da Bankitalia. Matteo Renzi oggi in sostanza ha confermato di voler ripresentare la Legge di stabilità, così com'è, anche se fosse bocciata dalla Ue. Alessandro Guarasci:

Renzi difende il calo delle tasse perché, dice, queste "non sono più una cosa bellissima". E ancora, "sì" al canone Rai in bolletta che ritiene al riparo da impugnative e "sì" all’innalzamento a 3 mila euro del limite di spesa in contanti. L’abolizione della Tasi, poi, non comporterà altre tasse. Insomma, con questa Legge di stabilità da 27 miliardi, l’esecutivo sembra voler osare. L’economista e presidente dell’Accademia dei Lincei, Alberto Quadrio Curzio:

R. – È una legge di stabilità che colloca l’Italia in una fase nuova rispetto non solo alla crisi che abbiamo vissuto dal 2008 al 2013, ma anche ai periodi precedenti. Infatti stiamo puntando alla crescita, alla combinazione di impulsi di natura economica, ma bisogna fare attenzione anche ai profili sociali. Quindi, è una legge di stabilità che qualitativamente innova parecchio.

D. – Però, sono un po’ un rebus le coperture…

R. – È vero. E tuttavia sulla carta le coperture ci sono, perché la flessibilità sul patto di stabilità europeo è già acquisita in buona parte, nel senso che al deficit del 2,2 possiamo tranquillamente arrivare e, forse, un altro margine - a mio avviso giustificato - venga dall’onere che il nostro Paese ha essendo sulla frontiera dell’immigrazione.

D. – Lei è un po’ deluso dall’entità del taglio della spesa? Se non altro rispetto alle premesse di qualche giorno fa?

R. – Indubbiamente, rispetto alle premesse e rispetto a quanto aveva prefigurato il commissario Cottarelli la cifra da aspettarsi era intorno ai dieci miliardi. Tuttavia, vorrei rilevare che risparmi a regime potranno anche essere materializzati da migliori pratiche, prefigurate da questa Legge di stabilità, come ad esempio quelle nel settore sanitario; mi riservo invece di approfondire la questione sulle partecipazioni degli enti locali che, a mio avviso, costituiscono una delle questioni più importanti non solo e non tanto per i risparmi di spesa, ma anche per l’efficientamento del sistema Italia. Non è facile dare, oggi come oggi, un giudizio definitivo sulla qualità dei tagli di spesa più che sulla quantità.

D. – Secondo lei, l’Europa è disposta a darci una maggiore flessibilità?

R. – La mia impressione è che questa Legge di stabilità sia anche una cartina di tornasole del cotesto europeo, ma non solo e non tanto per l’Italia, ma per l’Europa stessa, perché dopo tanti anni di crescita stentata, di disoccupazione ancora prefigurata per i prossimi quattro o cinque anni intorno al 9-10%, l’Europa deve ritrovare la via di una crescita con occupazione. Credo che questa sfida italiana sia anche una sfida o meglio un incentivo all’Europa per ritrovare questa strada. Teniamo conto che la vicenda Volkswagen per la Germania non è una cosa da poco; la stessa Germania dovrà riflettere se non porre in essere delle politiche espansive molto più marcate rispetto a quanto è stato fatto in passato.

 

Con la legge di stabilità 2016 arrivano 400 milioni per il sociale, mentre altri 600 milioni andranno al contrasto della povertà infantile. Con le misure già messe in campo si arriva a un miliardo e mezzo, per oltre mezzo milione di bambini. Il commento di Francesco Marsico, responsabile area nazionale Caritas italiana:

R. – Ci sono alcuni elementi che vanno valutati positivamente e in particolare il fatto che si parli di misure strutturali e che quindi, diciamo così, il discutibile linguaggio dei bonus venga superato; e dall’altra è positivo che ci sia una incrementalità. La promessa è  che nel 2017 ci sia un miliardo su questo fondo e, almeno a vedere le prime dichiarazioni, anche una incrementalità sugli anni successivi. Chiaramente, una incrementalità abbastanza limitata che, appunto, sarà la questione dei prossimi anni. In altri termini, si va nella direzione giusta, anche se forse si va troppo lentamente, ma  bisogna capire come in effetti verrà costruita questa misura. Se la misura verrà costruita in maniera incrementale, che ha l’obiettivo dell’universalità e che si connette effettivamente con i territori e le strutture territoriali, e non sia soltanto, quindi, un intervento economico, almeno andiamo nella direzione giusta.

D. – Secondo lei, bisogna andare nella direzione di superare la cosiddetta vecchia “social card”, perché ha avuti risultati molto limitati?

R. – Ma soprattutto va superato l’approccio categoriale della “social card”, che si limitava a intervenire sulle famiglie con minori sotto i tre anni e con anziani sopra i 65 anni. Si trattava poi di una misura che saltava completamente il rapporto con i propri territori, vale a dire una misura solo economica, che non connetteva queste persone che hanno bisogno anche di accompagnamento e di interventi che riguardano, appunto, la costruzione di piani personalizzati e che quindi costruiscono una fuoriuscita dalla povertà e non soltanto un intervento economico. E, appunto, la “social card” era priva di questi strumenti. Quindi, accompagnamento e risorse, presa in carico, piani personalizzati e struttura di riferimento per i prossimi anni per le famiglie in povertà. Di questo hanno bisogno il Paese e le famiglie povere italiane in questo momento. 

 

Per le imprese ci sarà un rafforzamento degli ammortamenti e per le aziende agricole sparirà l'Irap. Il taglio dell'Imposta sulle società sarà invece effettivo solo dal 2017. L'Ucid, l'Unione imprenditorori e dirigenti cristiani, esprime un giudizio in parte positivo. Il vicepresidente, Manlio D'Agostino:

R. – C'è un’attenzione reale cominciare a prendere in mano il problema della competitività delle imprese, affinché possano ripartire e ricominciare in vari modi e con varie iniziative, probabilmente non troppo significative e non troppo esaustive. Ma sicuramente inizia a esserci un grande interesse nei confronti delle imprese, tendendo da un lato a ridurre un po’ le tasse, ma dall’altro a trovare delle soluzioni alternative per innescare un po’ di competitività.

D. – Quello che però va detto è che gli sgravi per i nuovi assunti andranno piano piano a morire, così prevede il governo. Questo non rischia di frenare il rilancio dell’occupazione?

R. –  Bisognerebbe ipotizzare che queste maggiori agevolazioni per gli investimenti siano strutturali e soprattutto poi vadano a 360 gradi. L’incentivo per l’assunzione del personale deve rientrare in un contesto molto più ampio e non può essere semplicemente una misura spot.








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