2015-10-14 15:26:00

Sinodo, Brambilla: da Chiesa dei singoli a Chiesa dei legami


"E' una questione di sguardo e di stile: bisogna passare da una Chiesa concentrata sui singoli, sugli individui, a una Chiesa dei legami, dove la famiglia costituisce il legame privilegiato, originario. Noi facciamo fatica. Abbiamo un modello ideale di ascoltatore che è appunto la persona isolata dalla trama, un arcipelago, che è sì un insieme, ma di isole. E non invece una rete. Lavorando sulle relazioni già date, si può farle crescere, rilanciarle, anche laddove ci sono relazioni disturbate, problematiche, agonistiche". Il padre sinodale mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara, vice presidente CEI per il Nord Italia, commenta ai nostri microfoni il clima del Sinodo in corso: "Per me è la prima partecipazione a un Sinodo, vedo che nel circolo minore in cui sono coinvolto c'è grande ascolto, un confronto sereno, voglia di andare aldilà dei facili schemi di contrapposizione". 

Il presule fa un esempio per tutti per dire di una cautela diffusa nel voler metter su famiglia: "Chi vive in appartamento sente tutto ciò che è ‘sociale’ come elemento aggiunto, rischioso. Mi ha colpito una sintonia con un vescovo dell’Uruguay che ha sottolineato la necessità di far diventare le comunità cristiane 'famiglia di famiglie'. Ecco la sfida. E poi bisogna prendere anche il loro ritmo, questo io l'ho imparato stando a contatto con le famiglie, che per di più hanno disabili in casa. Una famiglia deve capitalizzare tanto in poco, non è facile". 

Spesso i sacerdoti parlano della famiglia ma vivono poco immersi nella vita delle famiglie, è d'accordo? "Gesù per trent'anni ha imparato vivendo in mezzo alla gente, ha ascoltato; trent'anni di silenzio per tre anni di annuncio. Noi facciamo cinque anni di seminario per cinquant’anni di annuncio!". 

Mons. Brambilla cita la Familiaris Consortio come "documento luminoso che ha bisogno di essere rimetabolizzato. Così si creerebbe quello slancio che consentirebbe di dare al Papa gli strumenti per prendere decisioni su quei punti controversi che riguardano per esempio le famiglie ferite. Credo però - precisa - che abbiano bisogno prima di tutto di condividere uno sguardo, una mentalità: se la natura non fa salti anche la cultura non fa salti. C’è bisogno di una maturazione comune. E dobbiamo sempre tener conto che la 'tradizione' di per sé è tradizione vivente, è la capacità di passare da una risposta depositata (depositum fidei, ndr) al lasciarsi interrogare da nuove domande." 

Alla luce di una lunga esperienza di pastorale familiare Mons. Brambilla conclude su un aspetto che a suo avviso si mette poco in luce: "Un rapporto di coppia fallito spesso mette in luce una immaturità umana, anche una idealizzazione dell’altro. Anche questo può essere fonte di sofferenza e di sensi di colpa, e qui la Chiesa deve essere di supporto. Bisogna aiutare ad accettare il limite, questo è il punto delicato. E poi siamo spesso presi da una concezione sentimentale dell’amore, l’amore c’è finché è sentito, e non si vede che i sentimenti ci sono dati per la scelta di vita, per la decisione. La potenza dell’eros ci è data per poter costruire una storia con l’altro. Che, in quanto storia, è sempre pubblica".








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