2015-10-14 15:25:00

Milano.Progetto Arca invita alla condivisione con i senzatetto


Domani, dalle 16 alle 20, il Centro di accoglienza per senzatetto di Via Mambretti, a Milano, aprirà le porte a chiunque voglia visitarlo e avvicinarsi così al problema dei senza dimora. A gestire il Centro è la Fondazione progetto Arca che nella struttura ospita 120 persone. L’iniziativa si inserisce nella settimana dedicata al tema dell’emarginazione che culminerà sabato 17 nella Notte dei Senza Dimora. Ma quale l’obiettivo dell’apertura, domani, del Centro? Adriana Masotti lo ha chiesto a Fabio Pasiani, portavoce Progetto Arca:

R. – Per noi è molto importante aprire questo Centro alla cittadinanza e a chiunque abbia voglia di vedere poi, effettivamente, cosa succede all’interno di un Centro di accoglienza. Sappiamo che il tema dell’emarginazione e dell’essere senza dimora è qualcosa che normalmente è nascosto agli occhi dei più. Allora, ecco la possibilità di dare un’occhiata e magari conoscere anche qualcuna delle persone che ospitiamo.

D. – Il Centro ospita un centinaio di persone. Più o meno come si svolgerà questa giornata di apertura?

R. – Il Centro aprirà proprio a cominciare dalla prima parte, quella che ospita 20 persone, che è una sorta di corsia ospedaliera in cui noi ci occupiamo delle persone senza dimora che, dopo una degenza ospedaliera, hanno bisogno ancora di cure; nella mensa ci sarà un momento di incontro e di spiegazione. Sarà, quindi, una sorta di percorso, anche con un video e con  la possibilità di conoscere le persone che compongono la vita di un Centro che ogni giorno dà accoglienza a 120 persone e per il quale, in questo momento, stiamo cercando fondi per poterlo ristrutturare.

D. – Il vostro Centro non è un ricovero notturno, ma si occupa della persona nell’arco di tutta la giornata…

R. – Possiamo dire che, sicuramente, nella parte legata all’aspetto sanitario, ce ne occupiamo 24 ore su 24, sette giorni su sette; nell’altra area, abbiamo dei percorsi che sono individuali e che attraversano tutta la giornata, con percorsi anche di volontariato o di borsa lavoro per persone che sono ospiti da noi; in altri casi, invece, laddove una persona abbia già magari qualche piccola collaborazione o abbia delle reti sociali in città, il Centro apre dalle cinque del pomeriggio fino poi alla mattina seguente. Quindi l’accoglienza è un po’ diversificata sulla base di quelle che sono le esigenze delle singole persone.

D. – Domani ci sarà la possibilità anche di vedere una mostra fotografica, che si intitola “Insieme possiamo moltiplicare il pane”…

R. – Sono tre i fotografi che hanno documentato l’attività della Fondazione in due momenti differenti: uno alla fine degli anni ’90 e l’altro negli anni duemila. Il fil rouge è sempre il cibo, perché è una componente sempre molto importante per una persona che si trova in un momento di difficoltà. Nel nostro intervento, però, l’alimento diventa sempre un momento di aggancio, un momento di inizio di una relazione, che poi può diventare un accompagnamento fino a che la persona potrà non avere più bisogno del nostro sostegno.

D. – La vostra iniziativa si inserisce in una più ampia, quella della settimana della Notte dei Senza Dimora, che culminerà a Milano sabato 17 ottobre…

R. – Sì, sicuramente la città di Milano ha molto a cuore il tema delle persone senza dimora e dell’emarginazione, e si è voluto cominciare già da sabato scorso con un Convegno in cui si è riflettuto su quello che succede non solo a Milano, ma in tutta Italia e in tutta Europa, mettendo in campo anche le innovazioni che sono possibili in merito a tutte quelle che sono le attività sociali, per contrastare l’homelessness. Durante tutta la settimana le diverse organizzazioni compongono un calendario fittissimo, che culmina in questa Notte dei Senza Dimora, che è sempre un momento di gioia. E sono invitati a partecipare non solo gli operatori, ma anche i volontari e i cittadini che abbiano voglia di avvicinarsi al tema, ma sono soprattutto invitate le persone senza dimora in una notte di vicinanza, di solidarietà e soprattutto di conoscenza.

D. – Non è la prima volta che si fa, come è andata negli anni scorsi?

R. – E’ sempre un crescendo di partecipazione, perché è una serata molto bella, in cui si mangia tutti insieme, in cui c’è della musica, ci sono delle parole, delle poesie e il tutto poi culmina con la dormita all’aperto. Anche questa è un’iniziativa veramente molto bella, perché significa condividere fino in fondo, almeno per una notte, sentire sulla propria pelle, cosa significa dormire in un sacco a pelo, all’aperto, a Milano, senza un tetto che ripara, senza il conforto delle mura domestiche e, avendo passato una serata con operatori che si occupano di questo, significa magari anche sapere che cosa si può fare poi per fare la propria parte.

 








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