2015-10-14 14:11:00

Legge Stabilità, arrivano aiuti per minori poveri. Caritas: no a contentini


Alla vigilia della Legge di Stabilità, l’Alleanza contro la Povertà presenta le proprie proposte per introdurre anche in Italia una forma di sostegno alle fasce più deboli. Il premier Renzi ha più volte parlato di un assegno per i bambini poveri ma ancora non è chiaro come sarà strutturato. Alessandro Guarasci:

Il governo in questa Legge di Stabilità pensa a un intervento limitato sulla povertà. Come limitate sono le risorse: meno di un miliardo, che dovrebbero andare sotto forma di assegno alle famiglie con minori in difficoltà. I piccoli in questa condizione sono circa 800 mila. Un primo passo, dice il direttore della Caritas don Francesco Soddu:

“Riteniamo necessario, urgente, che non rimanga semplicemente un ‘contentino’, ma che possa diventare strutturale all’interno della Legge di Stabilità e quindi una prospettiva buona affinché i poveri veramente vengano serviti”.

L’Alleanza contro la Povertà, un cartello di 33 associazioni, propone invece il Reis, indirizzato a tutti coloro che sono sotto la povertà assoluta. Ogni famiglia oltre a ricevere un assegno, da un minimo di 322 euro a un massimo di 451, avrebbe servizi sociali, una migliore assistenza sanitaria, e si dovrebbe impegnare a mandare i figli a scuola. Tutti i membri della famiglia dovrebbero poi dimostrare di voler cercare un lavoro. Una proposta articolata dice Gianni Bottalico, presidente delle Acli:

“È composta sì, da una parte, da risorse economiche che vanno destinate alle famiglie che sono in difficoltà; ma ci sono anche risorse economiche riservate agli enti locali, per strutturare la loro rete di servizi, e anche alle Regioni. Noi pensiamo oggi a riformare il livello di welfare attraverso la creazione di livelli di servizi che siano uguali per tutta l’Italia, perché qui c’è un tema vero: c’è una rete di servizi di serie A al nord e di serie B al centro e al sud”.

In tutto questo processo un ruolo fondamentale lo avranno i comuni. Antonio Misiani di Legautonomie, associazione che raggruppa gli enti locali:

“Servono molte più risorse. La spesa delle pubbliche amministrazioni per l’esclusione sociale si è dimezzata negli anni della crisi: noi oggi spendiamo per ogni persona in condizioni di povertà assoluta 689 euro, mentre prima, nel 2007, ne spendevamo 1.369. È una situazione insostenibile: servono più risorse, ma anche più servizi, perché altrimenti andiamo a fornire una misura assistenzialistica che non aiuterebbe l’Italia a recuperare questa enorme condizione di marginalità sociale”.

Più aiuti e servizi ai poveri è un modo anche per sostenere l’economia. Il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini:

“È chiaro che può essere un’azione di rilancio dei consumi, ma può essere - e deve essere soprattutto - un riposizionamento di persone che oggi si trovano nella soglia di povertà, escluse dalla società; un loro reinserimento nel mondo del  lavoro, nella capacità di reddito. E conseguentemente bisogna anche stabilizzare la possibilità per queste persone di riprendere un ruolo, riattivando così i consumi”.








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