“Il rifiuto dell’altro non porta alla pace. Solo di dialogo ed il rispetto possono aiutare a costruire la riconciliazione”: è quanto scrive, in una lettera aperta ai fedeli, il vescovo di Ajaccio, mons. Olivier de Germay. Il documento del presule, intitolato “Insieme, a servizio della pace in Corsica”, arriva dopo che, nel Paese, si sono registrate alcune tensioni in vista di un eventuale arrivo di profughi, in particolare di religione islamica. Per questo, mons. de Germay invita a ricordare il fondamento delle radici cristiane della Corsica, ovvero “il Vangelo e l’attenzione che bisogna avere nei confronti del prossimo”.
Non cadere nella trappola del disprezzo e dell’esclusione dell’altro
Certamente, spiega il presule, “è comprensibile che si abbiamo dei timori, dato il
contesto internazionale attuale” ed “il fondamentalismo di numerosi giovani musulmani”.
“Si tratta di una realtà che non si può ignorare - aggiunge - ed è normale che si
rifletta su come affrontarla”. Tuttavia, il vescovo di Ajaccio esorta “tutti coloro
che sarebbero tentati dalla violenza, sia verbale che fisica, a non cadere nella trappola
del disprezzo e dell’esclusione, poiché le ideologie dell’odio possono generare caos”.
“Non riproduciamo tale assurdità in Corsica!”, è il monito del vescovo di Ajaccio.
Ogni persona ha dignità inalienabile
Di qui, il richiamo a “coloro che vogliono difendere la cultura cristiana” affinché
riscoprano “la fede sulla quale essa si radica”, perché “non si può difendere il cristianesimo
assumendo un atteggiamento contrario al Vangelo”. La fede cristiana, infatti, sottolinea
mons. de Germay, “permette di riconoscere in ogni persona un fratello o una sorella
in umanità, la cui dignità è inalienabile”.
Ricordare gli insegnamenti sul Vangelo
Ricordando, poi, che “il Vangelo chiede di “rispettare tutte le persone, a prescindere
dalle loro opinioni o dalla loro religione, in quanto create ad immagine e somiglianza
di Dio”, il presule di Ajaccio sottolinea che in Corsica “ci sono tanti musulmani
che desiderano solo vivere in pace. Disprezzarli non farebbe che confermare l’opinione
di coloro che sono tentati dal radicalismo”. L’auspicio di mons. de Germay, allora,
è che “sia possibile vivere insieme, con le proprie differenze”, affinché i fedeli
corsi possano “essere fieri delle loro radici cristiane”. (A cura di Isabella
Piro)
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