2015-10-12 14:00:00

Vescovi ugandesi: prepararsi spiritualmente a visita del Papa


I vescovi ugandesi esortano i fedeli a prepararsi spiritualmente all’atteso viaggio apostolico di Papa Francesco in Uganda, previsto dal 27 al 29 novembre.  In un messaggio firmato dal presidente della Conferenza episcopale, mons. John Baptist Odama, i presuli definiscono la visita “un privilegio”,  ricordando che Papa Francesco è il terzo Pontefice a visitare il Paese africano, dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II. Per tale motivo - affermano - occorre “un’adeguata preparazione spirituale” a questo evento, attraverso la preghiera, le opere di carità per i poveri e la penitenza, ma soprattutto compiendo “ogni sforzo di riconciliazione e di amore reciproco, come Cristo ci ha amati”.

Riflettere sulle benedizioni, ma anche sulle sfide della Chiesa in Uganda oggi
“Mentre attendiamo la visita del Santo Padre – si legge nel documento - dobbiamo pregare per il rinnovamento spirituale e, allo stesso tempo, ricordare con gratitudine le tante benedizioni ricevute dal nostro Paese, come il dono dei Martiri ugandesi e il sacrificio dei missionari”. E’ grazie al loro sacrificio - sottolineano i presuli - che la Chiesa ugandese è diventata quella che è: una realtà vitale,  forte oggi di 15 milioni di fedeli e conosciuta per il suo contributo alla trasformazione sociale del Paese, attraverso le sue scuole, ospedali e programmi di promozione umana. Ma la visita del Papa – prosegue il messaggio - è anche un’occasione per riflettere sulle sfide della Chiesa in Uganda oggi. I presuli richiamano in particolare l’attenzione sull’”allarmante divario tra la fede professata e la vita vissuta,  tra il Vangelo e alcune pratiche tradizionali africane come la convivenza, la poligamia, i matrimoni di prova, la stregoneria. La famiglia, inoltre, è minacciata “da infedeltà coniugale, violenza domestica, abusi sui minori, povertà, alcolismo, malattie come l’Aids”, denuncia il messaggio. “Prima dell’arrivo del Papa – raccomandano quindi i presuli ugandesi - dobbiamo rinnovare il nostro impegno per la promozione dei valori e della sacralità del matrimonio e della famiglia e per ricostruire il tessuto morale del nostro Paese”. In questo senso i Martiri ugandesi sono il modello da seguire.

Essere missionari presuppone una profonda conoscenza della propria fede
I vescovi ricordano poi l’esortazione rivolta da Paolo VI  agli africani durante la sua visita in Uganda nel 1969 ad essere missionari di loro stessi. Ma essere missionari – affermano - presuppone “una profonda conoscenza della nostra Chiesa e della nostra fede” insegnata dal Vangelo che è assolutamente incompatibile con la corruzione, l’immoralità, la permissività, la superstizione, l’ingiustizia, la violenza e l’egoismo che caratterizzano oggi la società ugandese. 

Papa Francesco costruttore di ponti
Il messaggio esorta i fedeli anche ad un’approfondita riflessione sugli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa, soprattutto con riferimento al tema della pace: “In un Paese come il nostro, dove sono mancati per decenni l’unità e il consenso nazionale, il Papa viene come un costruttore di ponti. La sua visita è quindi un’altra occasione d’oro perché gli ugandesi diventino strumenti di unità, pace e riconciliazione nella famiglia e tra le varie componenti religiose, culturali e politiche”. Un ulteriore stimolo alla riflessione – aggiungono, infine, i vescovi – è la sua enciclica “Laudato si’” che ci invita a stabilire rapporti nuovi e rispettosi con l’ambiente in cui viviamo. Il messaggio conclude quindi con l’auspicio che la visita del Santo Padre offra agli ugandesi “un’opportunità di crescita, rinnovamento e rinvigorimento della fede”. (L.Z.)








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