2015-10-12 15:56:00

Siria: Mosca prosegue attacchi, Ue chiede che Assad esca di scena


Allerta dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea alle compagnie che volano sopra il Mar Caspio, l’Iraq e l’Iran per il rischio di collisioni con i missili terra-aria lanciati dall’esercito russo contro postazioni dei ribelli in Siria. E mentre la guerra di Mosca al sedicente Stato islamico e a tutti i gruppi ritenuti terroristici, continua nei cieli siriani - escludendo il presidente Putin operazioni di terra - c’è attesa per l’incontro domani tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e l’inviato speciale dell’Onu per la Siria de Mistura. Intanto il Consiglio degli Esteri europeo, dopo segnali di apertura per una transizione più morbida, ha invece confermato la volontà di ‘defenestrare’ il presidente siriano Assad. Roberta Gisotti ha intervistato Gianandrea Gaiani, direttore della rivista on line “Analisidifesa.it”:

R. – Gaiani, che cosa sta cambiando nello scacchiere siriano? Sembra che la strategia russa stia conquistando comunque qualche credito in più…

D. – I russi sono entrati prepotentemente e in maniera efficace sul campo di battaglia e lo stanno condizionando. Tutti gli attori oggi coinvolti nella crisi siriana, nella guerra all’Is, devono tenere conto dell’intervento russo che è efficace sul campo di battaglia, perché sta consentendo alle forze di Bashar al Assad di riconquistare terreno se non contro l’Is, contro gli altri gruppi islamisti che stavano attaccando, circondando le postazioni governative. E, soprattutto tutti gli attori - anche quei Paesi arabi che sostengono la ribellione in Siria - devono fare i conti con l’intervento russo che palesemente e dichiaratamente punta a consolidare - almeno per il momento - il regime di Bashar al Assad. Questo in un contesto in cui la coalizione - quella occidentale, guidata dagli Stati Uniti - ha mostrato tutti i limiti delle sue scarse capacità operative dimostrate, del resto, in un anno di blanda attività militare contro l’Is.

D. – Se resta alta la tensione con Washington e Londra, che accusano Mosca di sostenere Assad invece di favorirne l’uscita di scena, spiragli per una transizione più morbida giungono dall’Arabia Saudita …

R. – I sauditi devono fare i conti con i russi perché loro per primi si sono resi conto che degli americani non si possono più fidare: l’accordo raggiunto con l’Iran, che di fatto non impedirà a Teheran - o così viene interpretato nel mondo arabo - di dotarsi di una bomba atomica, ha convinto i sauditi e altri Paesi del Golfo che gli Usa giocano un ruolo molto ambiguo, e ovviamente si stanno avvicinando a Mosca, che pure difende i suoi interessi: ci sono infatti ampie discrepanze sulla gestione del dossier siriano, dove i sauditi sono i principali sponsor dei ribelli islamisti, non dell’Is. Del resto, anche molti Paesi europei si rendono conto che l’alternativa a Bashar al Assad oggi è soltanto la trasformazione della Siria in uno Stato governato dalla sharìa, quella dell’Is e quella di al Qaeda che guida l’esercito della conquista, la coalizione islamista che conduce la guerra contro Bashar al Assad. E’ paradossale che gli anglo-americani continuino a criticare la linea di Mosca e il fatto che venga difeso il regime di Bashar al Assad: come se fosse possibile combattere sia il sedicente Stato islamico, sia Bashar al Assad. Se cade Assad, l’Is vince la guerra e con esso anche gli altri gruppi islamisti. Oggi, far cadere Assad è impossibile, se non si vuol far vincere l’Is; domani, sconfitti gli estremisti, sarà possibile gestire un negoziato per l’uscita di scena graduale del regime.

D. – E’ stata poco commentata la dichiarazione di fallimento da parte degli Stati Uniti delle operazioni per addestrare gruppi siriani in funzione anti-Is …

R. – Il fallimento è stato ufficializzato, ma era già evidente da tempo. I due gruppi di combattenti ‘moderati’ - così venivano definiti - addestrati e armati dagli americani, dovevano essere 5 mila, alla fine ne hanno addestrati 150 e forse meno, appena sono entrati in Siria sono stati prima attaccati e poi inglobati nelle forze di al Qaeda. Questa è l’ulteriore conferma del fallimento di una strategia americana che è troppo blanda e troppo incerta per risultare credibile. E di questo se ne sono accorti tutti i protagonisti di questa guerra, in particolare i Paesi coinvolti nella guerra all’Is, come la Siria e l’Iraq.








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