2015-10-11 10:23:00

Bambin Gesù, primo caso di lavaggio del sangue anti-allergia


Sarà presentato la settimana prossima a Seul, al Congresso mondiale di Allergia, il caso di uno speciale lavaggio del sangue eseguito per la prima volta su un bambino, Michele, 7 anni, all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. A effettuarlo grazie a un macchinario tedesco, un’équipe multidisciplinare coordinata dal dott. Alessandro Fiocchi, responsabile del reparto di Allergia. Un intervento che nel mondo finora ha riguardato solo gli adulti. Da oggi, dunque, potrà restituire una vita normale anche ai più piccoli. Gabriella Ceraso ha chiesto al dottor Fiocchi di spiegare la novità del trattamento:

R. – La novità è che per la prima è possibile liberare il plasma dei bambini, specificamente dagli anticorpi responsabili delle malattie allergiche. Questi anticorpi sono una classe particolare e finora era possibile eliminarli soltanto buttando via, insieme con loro, anche tutte le altre classi di anticorpi.

D. – Quindi, il plasma viene lavato e si scelgono le sostanze dannose da eliminare…

R. – Esattamente. Quindi, è una procedura che diventa molto pulita e molto specifica per le malattie allergiche gravi: la usiamo, per esempio, con i bambini con l’anafilassi, malattie polmonari di tipo allergico, malattie da funghi, bambini che hanno eczemi gravi…

D. – Nel mondo questo macchinario funziona già a livello di adulti?

R. – Sì, ci sono delle esperienze sugli adulti. Per la verità, poco è stato pubblicato di questo: è una tecnica così recente, data da circa un anno e mezzo, che ancora siamo nelle fasi applicative iniziali. Si parla di casi – tra virgolette – eroici, di casi cioè molto gravi che vengono trattati. Certamente la cosa potrà avere uno sviluppo nel futuro, uno sviluppo anche piuttosto importante se si pensa che il numero delle malattie allergiche è molto grande e tra queste – per fortuna poche di loro – si nascondono però delle allergie molto gravi, per le quali può essere immaginabile applicare mezzi eccezionali come questi.

D. – Questi bambini riacquisiscono – come è stato nel caso di Michele, in cui ci è voluto un anno – una gestione della vita normale?

R. – Per la verità, per Michele è stato molto più veloce: la tolleranza alla nocciola, dopo la plasmaferesi, è stata recuperata subito. Riguardo alla tolleranza per il latte e l’uovo, già a distanza di pochi mesi dalla procedura, Michele era in grado di mangiare le brioche, i biscotti, il panettone… Certamente, mantenere questa situazione per lui significa solo venire in ospedale una volta ogni 15 giorni a fare una puntura.

D. – Ci dia anche un quadro mondiale: in Italia 3-4 centri hanno la possibilità, avendo questo macchinario. E nel mondo?

R. – Nel mondo, sono molti i centri. Praticamente tutti i grandi ospedali pediatrici ed ematologici sono attrezzati per questa novità. La macchina con la quale si procede è la macchina della plasmaferesi ordinaria, quella cioè che si utilizza anche per i trapiantati. La novità sta nel kit da applicare a questa macchina, che deve essere individuale, paziente per paziente.

D. – Quali sono le strade che si aprono e come la comunità internazionale guarda, secondo lei, a questo passaggio?

R. – Alcuni opinion leader mondiali si sono dimostrati decisamente interessati. In realtà, l’applicazione su vasta scala dipenderà da quanti potranno essere i pazienti candidati: non è certamente destinata a diventare una terapia di massa. L’augurio è che naturalmente ci sia sensibilità verso questi problemi, perché il problema dei bambini allergici è che spesso la loro patologia viene considerata banale...








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