2015-10-10 13:40:00

Parroco di Gaza: si teme guerra, clima è carico di tensione


Ancora tensione in Israele. Tre agenti di polizia gli israeliani sono stati accoltellati da un palestinese alla Porta di Damasco a Gerusalemme. Lo dice la polizia secondo cui l'assalitore è stato ucciso. Nella striscia di Gaza, poi, Un ragazzo palestinese di 13 anni, è stato ucciso dal fuoco di un pattuglia israeliana durante incidenti. Intanto, a inasprire il clima anche il lancio di un razzo dalla Striscia di Gaza, caduto in territorio aperto, nel sud di Israele, che non ha provocato né danni né vittime. Benedetta Capelli ha raccolto la testimonianza di don Mario Da Silva, parroco della Sacra Famiglia di Gaza:

R. – Quello che vediamo oggi è come l’inizio di una tensione: infatti tutte le attività della parrocchia e delle nostre scuole sono sospese. Poi sono andato alla frontiera per vedere un po’ com’era la situazione... Il clima era molto teso, la gente è tutta fuori per le strade e vive in un clima carico di tensione. È come l’inizio di una tensione molto grande.

D. – Come mai, secondo lei, proprio in questo particolare momento si è riaccesa la tensione?

R. – Quello che stiamo vivendo qui è un riflesso di quello che succede a Gerusalemme e nella West Bank. È frutto dell’ingiustizia, della violenza: come sappiamo la violenza genera solo violenza!

D. – C’è un appello che lei vuole fare anche per spegnere un po’ questi toni, questa tensione?

R. – Il primo appello che facciamo è al cielo, perché questa tensione può essere fermata solo da Dio. Dalle autorità, infatti, non vediamo nessuno sforzo e nessun tentativo di mettere fine a tutto questo, anzi! Si vede che cercano proprio di accendere queste tensioni…

D. – Come mai, secondo lei, gli appelli del leader di Hamas, ad esempio, trovano così tanto consenso e quindi seguito tra la popolazione?

R. – La situazione qui è molto difficile e complessa. Il popolo è molto scontento per le ingiustizie che vede…

D. – Quali sono le maggiori ingiustizie che si verificano?

R. – Le dico quello che ho visto questa mattina: sono andato ancora una volta a visitare le parti distrutte dalla guerra e ho visitato delle famiglie che vivono nella miseria. Prima avevano una, due case, e ora invece non ne hanno nessuna. Ho visto una famiglia che prima aveva una casa grande e che ora si ritrova ad abitare in una sola stanza, che prima era il luogo dove si parcheggiava la macchina. In un letto dormono il padre, la madre e sei bambini. Questo poi genera un sentimento di odio e di vendetta molto grandi…

D. – Come si può lavorare per spegnere questo desiderio di vendetta? Come state lavorando voi della parrocchia?

R. – Quello che cerchiamo di fare noi è visitare queste famiglie e aiutarle con quello che possiamo. Come ha detto don Orione: “Solo la carità salverà il mondo!”. Allora, solo la carità salverà questo popolo da tutte le sofferenze che vive.

D. – Ma secondo lei, c’è un margine, anche politico, per far rientrare la situazione? Oppure, di fronte alle immagini di devastazione che ci ha raccontato, c’è un sentimento anche di abbattimento?

R. – Certamente c’è e anzi forse quello è il lavoro principale – sempre dopo quello di Dio – ma il lavoro politico è quello più importante: l’aiuto sociale a questa gente. Ma quello non è il nostro lavoro, anzi. Noi non possiamo neanche parlare di politica qui, perché noi non siamo qui per essere da una o dall’altra parte: noi siamo qui per aiutare questo popolo che soffre. Ed è quello il nostro scopo. I cristiani qui già parlano non solo di una Intifada, ma forse anche di una guerra per reprimere tutto questo. Allora facciamo solo preghiere: che possiamo restare nel pensiero di tutto il mondo, perché, se si dimenticano di Gaza, non possiamo sopravvivere!








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