2015-10-09 13:28:00

Dimissioni di Marino: i commenti di Sabella e mons. Marciante


Il giorno dopo le sue dimissioni, Ignazio Marino torna in Campidoglio e celebra un matrimonio. L’ex sindaco poi smentisce di aver detto che farà i nomi di chi in questi due anni gli ha chiesto favori. Alessandro Guarasci:

Marino ostenta tranquillità, dice di stare bene, e alle 11 si presenta in Campidoglio per celebrare un matrimonio. Le sue dimissioni infatti saranno effettive tra una ventina di giorni. Poi minaccia querele nei confronti di quei giornali che oggi hanno scritto che avrebbe tirato fuori i nomi di chi gli ha chiesto favori e raccomandazioni. Ieri ha firmato un assegno, per quasi ventimila euro, per riconsegnare alla città di Roma i soldi spesi con la carta di credito in assegnazione al primo cittadino. Per un suo fedelissimo, l’ex assessore alla Legalità Alfonso Sabella bisogna evitare che le mafie spadroneggino a Roma:

R. – È chiaro che nei momenti in cui lo Stato è più debole, la mafia è più forte: questo è un assioma assolutamente certo. Ma è anche verosimile ritenere che il governo non lascerà Roma abbandonata a sé stessa. Quello che occorre adesso è che si dia continuità all’azione di recupero di legalità e trasparenza portata avanti dal sindaco Marino. Quella è assolutamente fondamentale e credo che su questo ci sarà l’accordo di tutte le forze sane di questo Paese.

D. – Lei continua ad essere a questo punto tranquillo per il Giubileo? 

R. – La tranquillità sui lavori del Giubileo ce l’avevo prima e ce l’ho adesso, anche considerando i tempi ristrettissimi, l’esiguità delle risorse, con le forze che abbiamo messo in campo e con le nuove procedure che abbiamo adottato, che sono sul campo e che stanno dando risultati anche superiori alle più rosee aspettative. Penso che siamo tranquilli sul fatto che possiamo ridurre al minimo - perché la certezza del 100% sulla mancanza di corruzione in Italia non ce l’ha nessuno - i fenomeni di corruzione o di distorsione delle pubbliche risorse a favore di interessi privati. Credo che su questo possiamo avere un certo ottimismo!

D. – Marino si è dimesso anche per gli aspetti legati alle note spese della sua segreteria; ma non pensa che non siano arrivati messaggi anche alla città su alcuni aspetti fondamentali? Basti guardare l’immondizia nelle strade oppure l’inefficienza dei trasporti: insomma, non pensa che paga anche questo Marino?

R. – Sicuramente paga anche questo Marino. Paga il fatto di aver puntato – io dico giustamente – sul recupero della legalità, a partire da quella contabile, che a Roma mancava da tantissimo tempo. Questa cosa ha sicuramente ritardato l’avvio di tutta una serie di procedure che avrebbero permesso di avere Roma più pulita o qualche buca tappata. Considerando una cosa, però, con una differenza: mentre prima tutto questo avveniva pagando magari dieci volte il servizio e facendo buchi di bilancio, ora si è scelto di percorrere una strada concepita come un vero e proprio progetto sulla città: un progetto che prevede che oggi, quando le spese per le strade si fanno, durano dieci anni, costano quello che devono costare, non dieci volte tanto! Ora si potrà cominciare a raccogliere i frutti, fino a questo momento, purtroppo, non è stato possibile raccoglierli.

Il quotidiano dei vescovi Avvenire dice che Roma ha bisogno di una onesta cura. Il vescovo ausiliare di Roma mons. Giuseppe Marciante:

R. – Dire con chiarezza come stanno le cose, perché la gente penso che ci abbia capito veramente poco sul perché Marino se ne siano andato, perché abbia dato le dimissioni. Bisogna dare chiarezza, dicendo perché è successo tutto questo. Certamente, poi, il Giubileo significa anche la moralità di una città: qui tutto il discorso della criminalità, di quello che viene chiamato “Mafia Capitale”. Bisognerebbe, anche lì, veramente fare chiarezza e pulizia: è possibile che cambi il colore politico di una amministrazione, ma poi la macchina amministrativa sia sempre corrotta?

D.  – Ma lei come vede il Giubileo in assenza di un consiglio comunale e di una giunta?

R. – Io penso che al tema del Giubileo sia collegato il tema della viabilità, insieme al tema della viabilità anche quello della sicurezza di chi viene a Roma. Questi sono i due grandi problemi. Quindi i trasporti,  a volte con mezzi fatiscenti, manutenzione quasi assente…

D. – Ma lei si aspetta anche uno scatto di orgoglio da parte di tutta la città per una maggiore vivibilità?

R. – Io guardo la città con gli occhi dei più piccoli: questo il mio metro di misura come pastore, come vescovo. Chi sono i più piccoli? I più piccoli sono i poveri, i bambini e gli anziani. Adesso, per esempio, ho sentito che si vuole fare un piano di sicurezza e di decoro nelle stazioni, impedendo anche ai clochard di sostare nelle stazioni… Qual è l’alternativa? E’ una città che, a volte, non offre alternative! Il piano alloggiativo? Si paga tanta edilizia popolare, con piani come quello portato avanti da Saat (il servizio di assistenza alloggiativa temporanea), con buoni casa… Si spendono un sacco di soldi, ma non è una alternativa alla casa! Sono di quelle realtà che viste con gli occhi dei poveri, degli ultimi, ci fanno capire che è una società malata, quella cittadina, che chiaramente ha bisogno di un sussulto di orgoglio che dica: “Aggiustiamo la città!”.

D. – Dunque, in sostanza, ripartire dagli ultimi per rendere migliore Roma…

R. – Questo – secondo me – è l’interesse forte che sento dentro di me. Perché se sta male un povero, se sta male un bambino, se sta male un anziano, che sono le categorie più fragili, significa che è una società che non funziona. A me sembra che, in questo momento, a Roma queste categorie soffrano...








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