2015-10-07 15:31:00

Sinodo, mons. Masciarelli: dialogo vivace in un clima familiare


A chi gli chiede quale clima si respira al sinodo ordinario sulla famiglia in corso in Vaticano, mons. Michele Giulio Masciarelli, teologo, collaboratore del segretario speciale del sinodo, risponde senza esitare neanche un secondo: "E' proprio il caso di dire che il clima è quello di famiglia. Un clima di dialogo che ha la finalità di onorare l'unità, anche quella ecclesiale".

Dialogo che significa anche effervescenza, vitalità. "Certamente - assicura mons. Masciarelli -. Direi anche varietà di punti di vista. Per carpirlo meglio, si potrebbe riprendere l'immagine del libro scritto da Michel Serres 'Il mantello di Arlecchino' . Ecco, sulle spalle della Chiesa c'è un mantello colorato che indica la ricchezza dello Spirito. La Chiesa è una comunità plurale e fa sentire questa pluralità. Plurali sono i punti di provenienza dei padri sinodali, plurali sono le storie particolari delle chiese locali e plurale è anche la cultura d'oggi. Ogni padre sinodale non entra in aula spogliandosi della sua cultura personale e della cultura del suo popolo".  Ad armonizzare e completare tutto, spiega mons. Masciarelli, ci pensa lo Spirito Santo: "Lo Spirito presiede sia all'unità di queste molteplici pluralità sia alla loro differenziazione. La sfida per noi è coniugare unità e pluralità senza sacrificare l'una all'altra".

Mons. Masciarelli usa un' immagine forte per descrivere il sinodo: "L'aula del sinodo somiglia molto all'aula ecclesiale della celebrazione eucaristica. In quest'aula nessuno è maggiore nell'Agape; nessuno è maggiore sotto l'ambone dove si ascolta la parola di Dio. E nessuno è maggiore sotto il Crocifisso che presiede tutte le attività che i padri sinodali stanno facendo". 

"Mi pongo il dilemma - conclude poi mons. Masicarelli - se il sinodo non sia alunno della famiglia. Nel senso che la famiglia è maestra di comunione, è maestra di dialogo, è maestra di vita. La famiglia non deve essere considerata come un 'cadavere' da vivisezionare ma la famiglia è un corpo vivo, che va ammirato, goduto per la bellezza che possiede: dobbiamo imparare dalla sua pedagogia, che ci interroga. Certamente, la famiglia è anche malata, è in difficoltà, è ferita. E dunque occorre per essa uno sguardo prospettico, uno sguardo 'rotondo', che abbia la capacità di osservare la famiglia da ogni punto di vista. Senza occhiatacce parziali che darebbero di essa una lettura più problematica di quella che è realmente".








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