2015-10-05 13:59:00

Giornata mondiale insegnanti: più spazio alle donne nella scuola


"Gli insegnanti sono la chiave per la formazione e creazione di società basate sulla conoscenza, i valori e l’etica". Con queste parole l’Unesco apre la XXII.ma Giornata Mondiale degli Insegnanti, dedicata quest’anno al tema della parità uomo-donna allo scopo di celebrare una professione che ha una grandissima dimensione femminile. Come emerge dai dati pubblicati dall’Istituto Unesco per la Statistica a livello mondiale le donne rappresentano il 62% degli insegnanti della scuola primaria; ma mentre molti Paesi, soprattutto nell’Europa orientale, registrano picchi di oltre 98% di insegnanti donna, ci sono invece intere regioni, come l’Africa Sub-Sahariana, dove la componente femminile è molto scarsa e dove le condizioni di lavoro sono in via di peggioramento. Il rapporto Unesco mette inoltre in evidenza alcune preoccupanti carenze su scala globale: mancano all’appello almeno due milioni di insegnanti per raggiungere l’obiettivo internazionale di garantire a tutti l’accesso all’istruzione primaria entro l’anno 2015, definito dagli accordi “Education for All” e dai Millennium Development Goals. L’insufficienza di insegnanti non riguarda peraltro solo i Paesi in via di sviluppo. Nonostante l’Africa Sub-Sahariana sia la regione più carente, anche gli Stati Uniti, la Spagna, l’Irlanda, la Svezia, ed anche l’Italia, rientrano nella lista dei 112 Stati che sono colpiti da questo problema. Francesca Di Folco ne ha parlato con Maria Teresa Lupidi Sciolla, presidente emerito della Uciim, Unione cattolica insegnanti, dirigenti, educatori e formatori:

R. – La scuola è un luogo di incontro tra le persone che crescono e imparano, e le persone che insegnano, ma insegnando e dialogando, continuano ad apprendere. Quindi è un luogo di umanità, dove si continua a dialogare e si ha la percezione concreta della crescita comune. La scuola non è un luogo formale, pur essendo l’istruzione formalmente organizzata e istituita: è un luogo “sostanziale”, dove - veramente - si matura e si va avanti. Io credo che per questo l’insegnante sia una persona “grande”: anche se non lo è nella percezione comune, perché non guadagna tanto, perché oggi ci sono valori e disvalori diversi; ma l’insegnante è una figura importantissima nella società di oggi per il domani.

R. – L’Unesco ribadisce che una delle sfide è legata alla carenza di personale, scarsa formazione e uno stato sociale basso…

D. – La sfida a mio avviso è ridare valore a ciò che conta, cioè alla maturazione continua delle persone nel corso di tutta la vita; e questa è veramente un’apertura alla dimensione sociale forte. Oggi ci sono grandi dibattiti - accoglienza, non accoglienza; immigrazione sì, immigrazione no - sono dibattuti, che qualora la scuola assolvesse veramente il suo compito, non avrebbero i colori che hanno, ma avrebbero invece una dimensione più viva: comunque da dibattere, ma meno superficiale, meno aspra e meno da slogan. Ci sarebbe qualcosa di più umano, di più ricco, pur nelle difficoltà, nelle ambiguità, nelle inadempienze, negli errori e nelle fatiche che ci sono… ma ci sarebbe forse una dimensione più ricca di valori.

D. – Nonostante tanti proclami sul valore della docenza, quella dell’insegnante in Italia resta una professione in crisi, tra le più usuranti, e non certo facilitata dalle politiche in atto: al di là delle riforme, quali le direttive per rivalutare al massimo il ruolo del docente?

R. – Le direttive sarebbero - a mio parere - quelle di investire molto sulla scuola. Oggi noi assistiamo a fenomeni di abbandono delle realtà scolastiche, perché il numero dei bambini è basso. E quindi Paesi in cui la scuola era il luogo di propulsione di una vita culturale e sociale sono privati della presenza di una scuola perché i bambini sono pochi. Bisognerebbe - a mio avviso - non fare solo calcoli di numero, ma di senso e di valore. Bisognerebbe, poi, ricominciare a considerare che le persone non valgono per quanto guadagnano.

D. – La Giornata Mondiale degli Insegnanti è dedicata quest’anno al tema della parità, vista l’alta presenza femminile…

R. – Il problema è proprio quello di dare ai ragazzi la visione della duplicità, dell’universo maschile e femminile; perché è una visione che si arricchisce reciprocamente e che, al di là di tanti slogan e di tante pubblicità, dà proprio l’idea della ricchezza e della varietà: la ricchezza del dialogo, la ricchezza dell’interazione. Per cui sarebbe anche un modo concreto per far gustare ai ragazzi la sensibilità e la bellezza dei due modi di essere: uomo e donna.








All the contents on this site are copyrighted ©.