2015-10-03 15:37:00

Taglio dell’Ires nel 2017. Becchetti: più attenzione alle famiglie


Il taglio entro il 2017 dell’imposta sul reddito delle società (Ires) e l’abolizione della Tasi sulla prima casa. Sono questi i temi affrontati dal premier Matteo Renzi nell’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”, nella quale il presidente del Consiglio sottolinea anche il consolidamento della ripresa economica. Ma è realmente il taglio dell’Ires la priorità? O ci sono altre componenti della società, come la famiglia, ancora troppo trascurate? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’economista Leonardo Becchetti:

R. – Credo che si dovrebbe fare più attenzione al fatto che le famiglie siano penalizzate rispetto ai single dal punto di vista fiscale. E si deve tener conto anche del valore che gli sgravi, anche nei confronti della famiglia, possono avere sia ai fini di capitale sociale sia ai fini della ripartenza del Paese. Comunque la scelta di ridurre le tasse è importante, perché altrimenti i benefici del “Quantitative Easing” restano nelle banche, nella finanza, e non arrivano all’economia reale. Per far in modo che arrivino all’economia reale, bisogna trasformarli anche in una riduzione di peso fiscale e, quindi, in un amento di potere d’acquisto delle famiglie.

D. – Il premier Renzi ha ribadito, tra l’altro, che togliere la Tasi sulla prima casa per tutti è sempre un fatto di giustizia sociale….

R. – Ha un valore importante, perché abbiamo il 75 % di proprietari di prima casa. Quindi sicuramente andrà ad incidere in maniera positiva. Certo, per alcuni si poteva lavorare direttamente sul costo del lavoro - ridurre il cuneo fiscale - e anche questo sarebbe stato un intervento sicuramente importante, che avrebbe messo in moto l’economia.

D. – La vera questione - ha detto Renzi - è quella di creare un clima di fiducia. Anche questo è un motore per l’economia…

R. – Senz’altro. La fiducia da sola non basta. Ci vogliono anche i fatti, ci vogliono degli scenari che il governo sta cercando di creare. Sta cercando di creare scenari di stabilità. Però è anche molto importante la fiducia. Non dimentichiamoci che la crisi economica nel nostro Paese ha avuto come fatto, secondo me più eclatante, il crollo degli investimenti. Quindi spingere gli imprenditori ad investire nuovamente è fondamentale. E per fare in modo che gli imprenditori investano, c’è bisogno di una fiducia nel futuro, di una speranza. La speranza, che in fondo è una virtù, è anche una variabile fondamentale che spinge avanti l’economia, inducendo gli imprenditori ad avere fiducia nel futuro e ad investire. E a rischiare per portare avanti l’economia e per farla crescere.

D. – Quali sono i profili di questa economia italiana? È realmente ripartita l’Italia?

R. – Quest’anno dovremmo concludere con una crescita intorno all’1%. L’occupazione sta ripartendo abbastanza bene. Quindi questi sono dati buoni che sicuramente vanno rinforzati. La strategia del governo è quella di sostenere questa crescita con un pochino di spesa in deficit restando, però, all’interno del 3% del Pil.

D. – Questa crescita ha basi solide oppure è un fatto episodico?

R. – Ha un fondamento forte, anche nei cambiamenti macroeconomici che ci sono stati: il “Quantitative Easing”, il calo dell’euro e il calo del prezzo del petrolio. Poi, senz’altro, il governo si è mosso anche dal punto di vista interno per cercare di riformare quei punti deboli del “Sistema Paese” che non vanno. Penso che ancora molto si possa e si debba fare, anche per esempio sui temi della giustizia. Tempi che ci mettono ancora agli ultimi posti rispetto agli altri Paesi del mondo. 








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