2015-10-01 13:30:00

Ravasi: all'insegna del dialogo tra religioni il Tertio Millennio Film Fest


E’ stato presentato nella sede del Pontificio Consiglio della Cultura il Tertio Millennio Film Fest, in programma a Roma dal 25 al 30 ottobre. Una veste completamente rinnovata, suggerita dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Dicastero, che lo propone come il luogo del dialogo e dell’incontro tra culture e religioni, realizzato attraverso il cinema. Il servizio di Luca Pellegrini:

Il mondo crea lacerazioni ed è solcato da scie d’intolleranze, violenze, guerre. Il cinema unisce popoli, culture e religioni. Il cardinale Ravasi lo considera espressione moderna e fondamentale dell’arte, cui attingere intimamente e intensamente. Quando poi s’apre alla dimensione religiosa toccando temi fortemente umani che hanno in sé una carica trascendente, riesce a travalicare le diverse espressioni per giungere al cuore e alla mente dello spettatore. Il Tertio Millennio Film Fest, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, si rinnova, al suo diciannovesimo anno di vita, accogliendo queste indicazioni per diventare il luogo dell’incontro e dello scambio. Per questo sono stati invitati rappresentanti della comunità protestante, musulmana ed ebraica a collaborare e condividere questo progetto per stilare un programma in sintonia con l’ideale di "agorà". Un festival di cinema che si abbevera alla fonte del “Cortile dei Gentili”, prendendone ispirazione, come conferma il cardinale Ravasi:

R. - Questo è proprio vero, perché dobbiamo dire che forse il motto fondamentale, o la parola emblema, di questo evento cinematografico sia “dialogo”. E’ “dialogo” perché noi vogliamo che da questo momento in avanti anche il Tertio Millennio, questo Festival, abbia almeno due volti: da una parte, il dialogo interculturale - e quindi nazionalità, culture, aspetti diversi dell’umanità, che si presentano in questa settima arte – e, dall’altra, anche la dimensione religiosa. Perché non vogliamo fare un evento che abbia un taglio sostanzialmente confessionale o religioso, ma spirituale nel senso più alto del termine. Quindi religione e cultura che si incrociano, religione e culture diverse che si incontrano, sotto l’emblema del dialogo.

D. – L’immagine su uno schermo, dunque, può essere un terreno fertile per poter far sì che un mondo lacerato come quello di oggi si incontri, grazie appunto alla forza dell’immagine…

R. – Un autore francese importante come Artaud diceva che il cinema rispetto al teatro rappresenta soltanto l’epidermide, mentre il teatro entrerebbe nel derma e fin nelle ossa. Questo non è vero, perché in realtà anche il cinema può dare un messaggio che colga in profondità le istanze dell’uomo contemporaneo e della società contemporanea. Come è avvenuto molto spesso, peraltro, possiamo usare questa grande espressione dell’arte, che è il cinema, anche per introdurre una forma diversa di coesistenza tra i popoli o, perlomeno, per lanciare un messaggio che riesca ad artigliare non soltanto gli occhi ma anche le coscienze delle persone.

D. – Le personalità delle altre religioni o delle Chiese cristiane sorelle, che avete interpellato per questo progetto e per questa iniziativa, come hanno risposto, con quale fervore hanno aderito al suo invito?

R. – Siamo particolarmente soddisfatti del fatto che le presenze istituzionali - potremmo dire - delle altre religioni o delle altre confessioni cristiane, siano particolarmente significative. Abbiamo, infatti, la presenza ebraica, la presenza musulmana e la presenza evangelica in genere e anche, per certi aspetti, una presenza di coloro che non sono credenti e che, però, sono fermamente convinti che i temi che si possono trattare, sia pure sotto l’ombrello della fede e della cultura, siano realtà antropologiche umane di base fondamentali.

Fulvio Ferrario, decano della Facoltà Valdese di Teologia, usa la parola gioia per descrivere i sentimenti con i quali ha risposto al cardinale Ravasi:

R. - C’è una duplice occasione: la prima è di poter lavorare insieme in un ambito come quello artistico, dove si possono dire e ascoltare cose che in altri linguaggi risulterebbe più difficile. Il secondo motivo di gioia, la parola non mi sembra eccessiva, è che ci è dato di ascoltare insieme. Le Chiese e le comunità religiose molto spesso parlano e lanciano - o intendono lanciare - messaggi. Credo che l’ascolto della testimonianza dell’umano che è resa dal fattore artistico possa essere un buon modo per camminare insieme.

Shahrzad Houshmand è docente di Studi Islamici presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha accettato l'impegno con queste motivazioni:

R – In un momento storico così difficile, particolare, delicato che Papa Francesco chiama “la Terza guerra mondiale a frammenti”, penso che sia l’ora che i maestri delle spiritualità mondiali delle diverse fedi religiosi si mettano totalmente insieme per il bene comune dell’unica famiglia umana che vive su una sola casa comune. È assolutamente l’ora che anche il cinema metta insieme le forze umane, spirituali, culturali per un bene che è il bene comune, perché le diverse fedi e le diverse tradizioni presenti nel mondo incontrandosi e volendo lavorare per un unico lavoro che è il bene comune non possono che portare altro che bene per l’intera famiglia umana.

Mentre in rappresentanza della religione ebraica ha aderito all'invito Sira Fatucci, assessore alla Cultura del centro Ebraico Italiano, il Pitigliani. Ecco le sue parole:

R. – Partecipiamo con molta gioia e con onore perché pensiamo che in particolare in questa fase storica è assolutamente importante condividere il più possibile le parti di cultura, spiritualità e avvicinamento che possono esserci.

D. – Tutto questo però attraverso il cinema …

R. – Tutto questo attraverso il cinema che è in qualche modo un’arte privilegiata perché permette una narrazione che è, in qualche modo, sostitutiva di preghiera o di confronti che possono talvolta essere più problematici.








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