2015-10-01 08:07:00

Polemica su raid russi in Siria. Subito colloqui tra militari Usa Russia


In Siria serve una soluzione comune e un’azione concordata tra comandi militari a partire forse già da oggi. E’ quanto concluso nell’incontro di ieri sera al Palazzo di vetro di New York tra il segretario di Stato americano, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov. La decisione dopo l’avvio dei primi raid di Mosca sul territorio di Damasco che hanno sorpreso le forze Usa e hanno suscitato una serie di polemiche .Il servizio di Gabriella Ceraso:

La velocità e l’intensità dei raid avviati ieri da Mosca, sembra con poco preavviso, fanno sobbalzare l’America e la coalizione internazionale già attiva nel paese contro le postazioni dell’Is. Kerry e Lavrov si parlano al Palazzo di Vetro e alla fine rassicurano: vogliamo evitare incidenti e favorire un processo politico. A questo scopo mirerebbe anche la risoluzione antiterrorista presentata sempre ieri da Mosca al Consiglio di sicurezza dell’Onu per una grande coalizione che includa Iran e vari Paesi arabi sul tema Siria. In realtà in giornata la tensione è stata altissima. A far discutere, gli obiettivi colpiti da Mosca: Hama, Homs e Latakia le aree interessate. "Peccato non siano strategiche in termini di lotta ai jihadisti sunniti dello Stato islamico" tuona la Difesa americana seguita dalla Francia: si tratta solo di un pretesto per colpire i ribelli sostenuti dall'Occidente. La difesa di Assad ci è stata richiesta, ribadisce dal canto suo il Cremlino, che parla di una "guerra mediatica" e illustra gli otto obiettivi dell’Is raggiunti con 20 voli, nessuna infrastruttura civile inclusa. Ma a smentirlo arrivano subito le dichiarazioni dell’Opposzione siriana in esilio: ci sarebberio almeno 36 vittime e proprio tra i civili. 

Sulla decisione di Mosca di attaccare la Siria, forte del sostegno del Parlamento nazionale, Giada Aquilino ha raccolto il commento di Dario Fabbri, analista del periodico di geopolitica ‘Limes’.

R. – Di fatto era un “sì” scontato. Il fatto stesso che la Camera Alta del Parlamento russo abbia votato all’unanimità dice come il voto fosse considerato assolutamente previsto. Rappresenta l’autorizzazione per Putin, peraltro successiva al fatto compiuto, di impiegare i propri mezzi in Siria.

D. – L’uso delle truppe russe era stato chiesto appunto da Putin su richiesta del siriano Assad. Alla luce dell’incontro Putin-Obama, le posizioni di Mosca e Washington però non cambiano…

R. – Anche gli Stati Uniti sono entrati da tempo – ormai da diversi mesi – nell’ordine di idee che al Assad debba rimanere almeno in una fase iniziale di transizione politica. La questione è come arrivare a tale transizione politica e chi mettere poi al posto di al Assad, anche perché molte fazioni che si combattono sul terreno in questo momento non hanno alcuna voglia di trattare. Sarebbe troppo semplice se bastasse mettersi d’accordo tra russi ed americani per sostituire qualcuno a Damasco. La situazione è molto più complicata: al di là del sedicente Stato Islamico ci sono diversi ribelli, anche semplicemente bande criminali, che si affrontano sul terreno. Quindi la situazione non è matura non solo per un accordo tra russi ed americani, ma neppure per una sua soluzione completa.

D. – In questo quadro, i raid aerei russi in Siria che contributo saranno per la coalizione?

R. – Non credo che la Russia abbia – anzi, sicuramente non ha – come primo obiettivo quello di combattere l’Is, anche perché tale obiettivo non ce l’ha nessuno: nessuna potenza straniera, neanche gli americani. L’obiettivo principale dei russi è semplicemente quello di puntellare lo Stato alawita che si deve comunque realizzare sul terreno, ovvero mantenere il clan di al Assad e un’intera fascia della popolazione siriana di tendenze sciite, che probabilmente sarebbe massacrata dai sunniti se arrivassero verso la costa. L’obiettivo dei russi è quindi quello di mantenere questa parte di territorio intatta e corroborare il proprio potere negoziale, un giorno in cui si sedessero al tavolo delle trattative principalmente con gli americani, ma non soltanto. I russi, ricordiamolo, hanno come vero punto dirimente della loro strategia l’Europa, l’Ucraina. Rendendosi indispensabile in una crisi meridionale, il Presidente russo spera di ottenere concessioni sull’Ucraina, che è il dossier che gli interessa più da vicino. Non a caso, nell’incontro di pochi giorni fa tra Obama e Putin alle Nazioni Unite, si è parlato per metà del tempo di Siria e per l’altra metà di Ucraina. Ed è proprio questo punto che ancora oggi gli americani non hanno intenzione di fare alcuna concessione ai russi, perché considerano la congiuntura europea legata alla crisi ucraina favorevole ai loro interessi.








All the contents on this site are copyrighted ©.