2015-10-01 15:20:00

Congresso missionario Nigeria. Kaigama: cristiani aperti al dialogo


“Insieme in missione… la Chiesa va avanti”. È questo il tema del terzo Congresso missionario della Nigeria che si apre oggi ad Abuja e proseguirà fino al 4 ottobre. L’evento è organizzato dalle Pontificie Opere Missionarie nigeriane insieme al Dipartimento missione e dialogo della Conferenza episcopale della Nigeria. L’obiettivo dell’evento è di fare il punto sulle attività pastorali della Chiesa nel Paese per potere rilanciare la missione evangelizzatrice. Marco Guerra ne ha parlato con mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale locale:

R. – La missione per noi in Nigeria è molto importante, considerando che abbiamo un Paese di più di 160 milioni di abitanti, di cui quasi la metà cristiana e l’altra metà musulmana. Ci sono delle incomprensioni specialmente nel Nord della Nigeria. Quindi, all’interno della segreteria della Conferenza episcopale nigeriana, abbiamo questo dipartimento che si preoccupa di preparare le persone per la missione e di farle dialogare con gli altri cristiani non cattolici e specialmente con i musulmani. Questo è molto importante: trovare un modo per convivere in pace, in serenità. Questo è molto importante per noi.

D. – Quindi la promozione del dialogo interreligioso è al centro dell’azione missionaria?

R. – Senz’altro, perché senza pace, senza comprensione fra di noi, tutto il lavoro che facciamo diventa inutile. Bisogna trovare un modo, allora, per vivere con le persone di altre religioni, anche tra noi cristiani, nell’ecumenismo: trovare un modo di fare le cose insieme, ritrovare uno spazio per lo sviluppo. La gente soffre molto: c’è la povertà, c’è la mancanza di tante cose. Quindi la missione non è soltanto quella di predicare parole - come il Papa dice sempre - di predicare, di pregare… Queste sono cose importanti, però dobbiamo affrontare le cose in modo concreto. Per questo cerchiamo di sviluppare il senso profondo della missione vera: di portare il progresso alla Nigeria e al mondo intero.

D. - La missione coinvolge tutto il Popolo di Dio. Quindi anche i laici avranno un ruolo attivo nelle missioni in Nigeria, anche i semplici fedeli porteranno la Parola di Dio, la pace, la concordia?

R. – Sì, sempre! Senza i laici non possiamo fare molto. Dobbiamo ricordare che il 99 per cento delle persone che fanno parte della Chiesa sono laici, e ci danno un aiuto, un appoggio molto, molto grande. Abbiamo laici catechisti; laici che fanno i volontari e che mettono a disposizione i loro talenti, le loro risorse, per aiutare la Chiesa; le donne specialmente, in Nigeria, sono un grande appoggio per la Chiesa; e poi i giovani hanno interesse di stare nella Chiesa, di servire la Chiesa. Dobbiamo cercare allora modi diversi di fare missione per loro e di farli diventare a loro volta missionari. 

D. – Poi c’è appunto la promozione delle vocazioni. Com’è lo stato di salute del clero nigeriano?

R. – Sì, ci sono senz’altro vocazioni, ma quando parliamo di vocazione dobbiamo parlare di una vocazione che sia vera e profonda. Alcuni giorni fa, nella nostra Conferenza episcopale nigeriana, abbiamo invitato i rappresentanti del clero, che sono venuti per uno scambio e per trovare una strada per fare insieme il nostro lavoro pastorale e spirituale. Possiamo vivere come testimoni nel Paese, che è circondato da leader corrotti e che non agiscono per il bene della gente. Sappiamo di essere la luce e quindi con i religiosi, noi vescovi, abbiamo sempre degli incontri e con il clero diocesano abbiamo organizzato questo incontro. Ci sono occasioni per fare celebrazioni con i giovani, per partire tutti insieme e camminare sulla stessa strada.

D. – Quindi saranno tanti i temi in questo terzo Congresso missionario della Nigeria. Un auspicio per questi quattro giorni?

R. – Abbiamo bisogno di stare insieme, di predicare il Vangelo e, in un ambiente di pace, di contribuire alla crescita della nostra nazione. Vogliamo essere una Chiesa locale forte, arrivando al punto di aiutare i vicini; essere poi missionari veri, come sacerdoti, come religiosi, come laici e contribuire, per la Chiesa universale, nel trovare un modo di vivere in pace, di vivere veramente come fratelli, sorelle, fatti ad immagine di Dio. Questa è la nostra ambizione, il progetto della missione e del dialogo.








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