2015-09-30 13:00:00

Presentata la Festa del Cinema di Roma, pochi film ma di qualità


Presentata ieri  la 10.ma Festa del Cinema di Roma in programma al Parco della Musica della capitale, dal 16 al 24 ottobre. Numero contenuto di film e spazi ridotti, una scelta molto ponderata del neodirettore Antonio Monda, rappresentativa anche delle novità della manifestazione. Il servizio di Luca Pellegrini:

In tre parole, tutte accentate sull'ultima vocale, il neo direttore artistico, Antonio Monda, ha trovato lo spirito col quale presentare la recuperata Festa del Cinema di Roma: discontinuità, varietà, qualità. Decidendo, come dichiara ai nostri microfoni, significative abolizioni, così da premiare i film e togliere l'orpello:

“Innanzitutto, questa abolizione dei premi – tranne il premio del pubblico – le giurie, le madrine, le serate di apertura e di chiusura, ma anche le tre fasce che hanno uguale importanza. Retrospettive, incontri, e film: 37 film”.

Non ha dunque avuto paura, Monda, di mettere in programma solo 37 film provenienti da 24 Paesi, tutti di genere diversissimo. Ubbidendo, come lui ha confessato, alla sua coscienza. Il requisito, quello della bellezza.

R. – Ci siamo dati una dittatura: i film devono essere belli o almeno devono apparire a noi della migliore qualità possibile. Abbiamo detto dei “no” a degli amici, perché ci sembrava che i loro film non fossero sufficientemente belli.

D. – E anche varietà…

R. – Varietà, perché abbiamo generi diversissimi: dalla commedia alla fantascienza; dal cartone animato al melodramma. Ma anche Paesi come Hong Kong, la Serbia, la Croazia, l’Argentina, il Brasile, gli Stati Uniti, la Francia, l’Italia… da ogni parte del mondo”.

Ci sono, inoltre, tre retrospettive: una dedicata a Antonio Pietrangeli, maestro troppo oscurato; una a Pablo Larraín, che di film ne ha fatti solo cinque, tutti capolavori; infine, una grande festa anche per lo Studio Pixar, con le sue meravigliose storie animate. Gli incontri: ogni sera uno diverso, da Jude Law a Wes Anderson, da Sorrentino a Joel Coen, ma anche chi il cinema lo avvicina per altre sponde, come Renzo Piano con l'architetture e Riccardo Muti con la musica. Quattro gli italiani: il melodramma con Alaska di Claudio Cupellini, la commedia con Dobbiamo parlare di Sergio Rubini e il pulp con "Lo chiamavano Jeeg Robot" di Gabriele Mainetti, più il documentario di Gianni Amelio Registro di classe, viaggio di un secolo nella scuola dell'obbligo italiana. Ci sono poi un rimpianto e una soddisfazione:

“Il grande rammarico è Spielberg: purtroppo il film "Il ponte delle spie" non era disponibile. Ci sono stato vicino e l’ho molto perseguitato. La più grande soddisfazione: The work di Zemeckis”

Ossia l'atteso film di Robert Zemeckis che narra della storia vera di Phlippe Petit, funambolo francese che il 7 agosto del 1974 camminò sul vuoto percorrendo la distanza tra le due Torri gemelle di New York. Un simbolo, una metafora. Infine, la citazione preferita di Monda, da  di Fellini: "E' una festa la vita, viviamola insieme".








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