2015-09-26 14:30:00

Francesco agli studenti di Harlem: non smettete di sognare


La bellezza dell’integrazione e dell’accesso all’educazione, la gioia del sognare seguendo la spinta di Martin Luther King, nelle parole del Papa che, ad Harlem, ha incontrato i giovani studenti delle elementari e medie della scuola cattolica di Nostra Signora Regina degli Angeli. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Ruba qualche minuto alla lezione, il Papa che entra nella scuola Nostra signora degli Angeli di Harlem, uno dei quartieri simbolo di Manhattan, con alle spalle anni di degrado e disagio, oggi impegnato in un forte riscatto sociale e culturale. Si scusa dell’interruzione Francesco, ma il suo messaggio è importante per gli allievi che lo ascoltano, perché a loro, figli di immigrati, rifugiati, e afroamericani, spiega quanto sia bello incontrare nuove persone, anche se “doversi spostare, trovare una nuova casa, nuovi vicini, amici, non è per niente facile. All’inizio può essere un po’ faticoso”:

“Muchas veces aprender un nuevo idioma…
Tante volte imparare una nuova lingua, adattarsi a una nuova cultura, un nuovo clima. Quante cose bisogna imparare! Non solo i compiti della scuola".

“Il bello – prosegue – è che incontriamo persone che ci aprono le porte e ci mostrano la loro tenerezza, la loro amicizia, la loro comprensione, e cercano di aiutarci perché non ci sentiamo estranei, stranieri. E’ un lavoro di persone che ci aiutano a farci sentire a casa. Anche se a volte l’immaginazione diventa la nostra patria, però abbiamo incontrato brave persone che ci aiutano a sentirci a casa”.

Ecco che a questo punto la scuola, così come i luoghi di ritrovo, diventano “una grande famiglia per tutti”, dove si impara l’aiuto reciproco, la condivisione di ciò che di buono c’è in ciascuno, si impara a dare il meglio di se stessi, “a lavorare in gruppo, a giocare in gruppo, che è importante, e a perseverare nei nostri obiettivi”.

Il Papa, così come già fatto davanti al Congresso, cita la figura di Martin Luther King, “una persona che ha fatto tanto bene per gli altri”, dice ai ragazzini, ma anche agli adulti, che lo ascoltano:

“El dijo un dia: 'Tengo un sueño'…
Egli un giorno disse: 'Ho un sogno'. Sognò che tanti bambini, tante persone avrebbero avuto uguaglianza di opportunità. Sognò che tanti bambini come voi avrebbero avuto accesso all’educazione. Sognò che molti uomini e donne, come voi, potevano tenere la testa alta, con la dignità di chi può guadagnarsi la vita. E’ bello avere dei sogni e poter lottare per essi. Non dimenticatelo".

Continuiamo a sognare, chiede Francesco, “festeggiamo” ogni volta che a tutti, grandi e piccoli, viene data l’opportunità di non perdere “la speranza in un mondo migliore, con maggiori possibilità”. E a questi piccoli che sono la speranza del domani, il Papa chiede di restare sorridenti, di contagiare con la loro gioia le persone che hanno vicino. "Non sempre è facile – riconosce Francesco – in tutte le case ci sono problemi, situazioni difficili, malattie, ma non smettete di sognare di poter vivere felicemente". 

Perché tutti, bambini e grandi, hanno il diritto di sognare, e hanno bisogno dell’appoggio necessario. “D'altra parte – è la considerazione di Francesco – chi  è colui che semina la tristezza, che semina sfiducia, che semina invidia, che semina desideri malati? Come si chiama? Il diavolo? Il diavolo. Il diavolo semina sempre tristezza perché non ci vuole felici, non ci vuole far sognare”:

“Donde hay sueños, donde hay alegría…
Dove ci sono sogni, dove c’è gioia, lì c’è sempre Gesù. Perché Gesù è gioia e vuole aiutarci perché questa gioia duri tutti i giorni".

E prima di lasciare tutti di nuovo alle loro lezioni, Francesco dà loro “un compito a casa”: quello di pregare non solo per il Papa stesso, ma anche perché in molti possano “godere di questa gioia” che loro, i bambini, sanno vivere.








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