2015-09-25 12:57:00

Fondo famiglia lavoro: erogati 7 milioni di euro a disoccupati


Dall'inizio del 2013 a oggi, il Fondo Famiglia Lavoro ha erogato aiuti a più di tremila persone, tra i 35 e i 45 anni, che hanno perso il lavoro, per un importo complessivo tra i sei ed i sette milioni di euro. Obiettivi del Fondo sono la ricollocazione sul mercato del lavoro di quanti ne sono stati tagliati fuori a causa della crisi, la preparazione di giovani attraverso l'istituzione di corsi di formazione professionale specifici e la stima dei settori più redditizzi e per questo meritevoli di investimenti. Luciano Gualzetti, segretario del Fondo, al microfono di Francesca Di Folco ha spiegato l'importanza non solo economica dell'iniziativa, accompagnata dal supporto del personale qualificato dei centri di ascolto:

R. – Il valore più grosso, al di là della raccolta, della distribuzione di fondi, che è doveroso rendicontare, è questa vicinanza capillare, parrocchia per parrocchia, alle persone disoccupate che hanno incontrato degli operatori competenti, che li hanno ascoltati, li hanno accompagnati, hanno fatto anche delle ipotesi per ripartire. Il punto di forza del Fondo Famiglia Lavoro è dare la possibilità di cercare un nuovo lavoro. Quindi, la ricerca attiva del lavoro: insegnare come si fa un curriculum, proporre dei percorsi formativi che possano aumentare le "chance" per trovare questo lavoro, territorio per territorio individuare quali siano le aziende e i settori più ricettivi. Quindi, tutto questo lavoro fatto dagli operatori delle parrocchie è il vero valore del Fondo Famiglia Lavoro, che rimarrà. Questi centri di ascolto stanno vicino alle persone in difficoltà con le modalità, gli strumenti, più idonei.

D. – Qual è l’identikit di coloro i che usufruiscono del Fondo Famiglia Lavoro?

R. – Il Fondo Famiglia Lavoro è previsto per le persone che hanno perso il lavoro. Abbiamo incontrato quindi persone che sono state colpite dalla crisi - gli operai, addetti ai servizi - e abbiamo incontrato, però, anche persone che non si sarebbero mai sognate di rivolgersi alla Caritas: impiegati, dirigenti e molti italiani che non hanno più risorse per pagare le bollette o per andare avanti. La tipologia, dunque, è molto diversificata. L’importante per noi è incontrare le persone in difficoltà, affrontare il loro bisogno con un’analisi congiunta del problema, e insieme cercare la soluzione.

D. – In cosa si traduce l’aiuto concreto in denaro?

R. – In questa seconda fase, abbiamo cercato di orientare i contributi che comunque andavano alle singole persone e insieme fare delle ipotesi progettuali. Ad esempio, il 70% di queste erogazioni sono andate per pagare dei corsi di riqualificazione, delle borse lavoro. Quindi, questo orientamento, o spostamento delle risorse del Fondo, dal pagamento di spese spicciole o comunque di spese vive si è orientato ad esempio sulla formazione e questo ha consentito di fare in modo che le risorse andassero verso un investimento per il futuro.

D. – Quali percorsi di formazione prevedete nello specifico?

R. – Nello specifico, noi abbiamo trovato gli ambiti che erano segnalati come più bisognosi. Per esempio, Expo ha fatto ripartire tutto il settore alberghiero – camerieri, aiuto cuochi, addetti ai piani – quindi nei due anni precedenti ad Expo noi abbiamo preparato e abbiamo orientato persone del Fondo Famiglia Lavoro che potessero inserirsi in questi settori. Mentre nell’hinterland milanese c’erano richieste di patentini per saldatori, per addetti agli elevatori, alle macchine. Quindi, abbiamo cercato di rispondere alle situazioni che ogni territorio proponeva.








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