2015-09-24 10:11:00

New York aspetta il Papa: "Ci porta la regola della benevolenza"


Poco prima delle 9.30 di oggi, le 15.30 in Italia, Francesco inizierà la sua ultima giornata di impegni a Washington. Momento storico sarà la visita del Papa al Congresso statunitense – mai avvenuta in passato – e il suo discorso alle due Camere del Parlamento in sessione congiunta. Seguirà la visita ai senzatetto ospiti del centro caritativo della parrocchia St. Patrick, quindi alle 16 ora locale, Francesco volerà a New York per concludere con la celebrazione dei Vespri con il clero e i religiosi nell’antica cattedrale di San Patrizio. Sull’attesa del Papa nella metropoli, lil nostro inviato Massimiliano Menichetti ha intervistato Susanne Janssen, giornalista e direttrice a New York di “Living city magazine”, rivista del Movimento dei Focolari:

R. – E’ un segno di speranza, penso, per un nuovo slancio nella Chiesa, perché la Chiesa ha sempre bisogno di rinnovarsi per andare incontro alle persone di oggi. Papa Francesco, con la sua autenticità, sicuramente può dare degli impulsi perché la Chiesa degli Stati Uniti possa diventare più come Gesù la vuole: una Chiesa povera, accogliente e senza dividersi in gruppi distinti. Personalmente, penso anche che il Papa riesca a spalancare la nostra mente a guardare il mondo. Alcune cose non sono così importanti se pensiamo al dramma dei profughi, alle guerre, ai poveri…

D. – Leggendo i giornali, questo è un viaggio che attrae non solo i cattolici. Cosa si attendono gli americani?

R. – Penso che, come in tutto il mondo, il Papa attragga le persone anche non cattoliche e non cristiane, perché osa dire le verità che non sono comode. Così, gli americani si aspettano una grande sincerità, toccando anche aspetti controversi, ma soprattutto si aspettano anche di toccare da vicino l’amore di Papa Francesco per ciascuna persona. Il “New York Times” si aspetta che i momenti più memorabili della sua visita non verranno dagli incontri di Francesco con uomini politici o vescovi, ma con i giovani, i senzatetto, gli immigrati per ridare speranza al Paese. E questa è una cosa grossa! Varie testate, come “US Magazine”, “Life Magazine” hanno preparato edizioni speciali su Papa Francesco. La Cnn farà un documentario sul Papa e anche gli altri canali televisivi parlano tanto di lui.

D. – Susanne, tu sei newyorkese: come New York attende il Papa?

R. – Direi, in grande stile, come gli abitanti di New York devono fare… C’è grande attesa, però milioni di abitanti non vedranno il Papa di persona: gli incontri all’Onu e a “Ground Zero” sono riservati. Però, il Papa passerà nella strada che attraversa Central Park con la papamobile e ci sarà la Messa per la città al Madison Square Garden, con rappresentanti di diverse nazioni e compagnie. Per la difficoltà di selezionare le persone a cui dare i biglietti, la città stessa ha organizzato lotterie pubbliche via Internet, dando ogni volta 10 mila biglietti. La cosa straordinaria è che appena aperta la pagina web sono stati distribuiti tutti in 30 secondi.

D. – Molti capi di Stato e di governo sono a New York per la 70.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove parlerà il Papa. Cosa ti aspetti?

R. – E’ veramente una possibilità unica. Se c’è qualcuno che possa dare una nuova vita alle Nazioni Unite, che tante volte sembrano impotenti davanti alle crisi, forse è il Papa. E’ un’autorità morale rispettata anche fuori dalla Chiesa cattolica ed è credibile perché vive quello che dice. Speriamo che possa ispirare tanti politici a guardare ai poveri e agli emarginati e a rimettere a fuoco che, sì, siamo responsabili per i nostri fratelli e siamo più che mai tutti collegati.

D. – Massime sono le misure di sicurezza: come vivete, voi, questo momento?

R. – Non è una cosa insolita qui: per niente. Ormai, per gli americani – soprattutto a New York e Washington – fa parte della normalità avere queste misure di super-sicurezza. Si pensa che sia meglio fare di più che di meno.

D. – Papa Francesco sarà anche a “Ground Zero”, nella cattedrale di San Patrizio dove si celebrarono i funerali delle vittime dell’11 settembre 2001. La presenza del Papa porta un seme di speranza?

R. – Decisamente sì. Lui porta la speranza perché rimette in evidenza l’importanza assoluta di lavorare per la pace. Il Papa distingue chiaramente tra la religione e l’uso di una religione per fare la guerra. Io penso che il Papa sia a favore del dialogo: è una cosa importantissima nel mondo di oggi. Non possiamo fermarci nella paura dell’altro, del diverso da noi. Siamo chiamati a essere fratelli e sorelle.

D. – Se potessi dire qualcosa al Papa, cosa gli diresti?

R. – Grazie. Grazie per il suo coraggio e la sua autenticità. Lui dà alla Chiesa un volto nuovo eppure antico: quello di una famiglia in cui ci sono regole, sì, ma soprattutto prevalgono l’amore, la compassione e la benevolenza.








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