2015-09-21 14:00:00

P. Suarez: Chiesa cubana povera ma gioiosa e fedele


Papa Francesco presiederà, domani, la Messa nella Basilica della Vergine della Carità del Cobre. In questo Santuario è custodita l’immagine di Maria trovata sulle acque della Baia di Nipe da tre giovani pescatori nel 1612. Il popolo cubano è molto devoto alla cosiddetta “Vergine Mambisa”, Patrona di Cuba. Su questo evento ascoltiamo padre Ariel Suarez, rettore del Santuario di Nostra Signora della Carità del Cobre all’Avana, al microfono del nostro inviato Sergio Centofanti:

R. – E’ innanzitutto un grande dono di Dio. Lo vediamo come un privilegio perché sappiamo di essere un Paese e una chiesa piccola e abbiamo avuto anche le visite in precedenza di Papa San Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI. Dunque che un terzo Papa venga a incontrarci nell’arco di pochi anni è un grande dono. Il fatto che Papa Francesco sia un Papa latinoamericano, il fatto che compie gesti importanti e venga rispettato e amato anche dal popolo non credente, dal mondo in genere, tutto ciò crea aspettative molto forti nel popolo cubano, nella Chiesa, che sente la visita del Papa come un rafforzamento della nostra strada di servizio, di comunione, di evangelizzazione.

D. – Com’è la Chiesa cubana?

R. – La Chiesa di Cuba è una chiesa piccola, povera, però è molto entusiasta, è un piccolo seme che ha una grande capacità di fermentare, di contagiare tutto il resto. In questo senso è presente forse dove noi non possiamo percepire a una prima visione, perché ha un raggio di influsso nella società, con la fedeltà, con la testimonianza dei nostri cattolici, una testimonianza molto semplice, molto umile, però è veramente feconda, di amore, di bontà, di tenerezza. Questa presenza dei nostri fedeli cattolici che visitano i malati nei quartieri, vanno a cercare i bambini per portarli al catechismo... Dunque, questa è la realtà ecclesiale: una Chiesa piccola, però una Chiesa unita, una Chiesa fedele, che ama Dio, che ama la Madonna della Carità, che ama profondamente il Papa. Poi, la questione della religiosità del cubano è un altro discorso. La religiosità del cubano è molto variegata. C’è ovviamente questa fede di quanti si identificano con la Chiesa cattolica, c’è questa pietà popolare di cui parla Papa Francesco, quando si riferisce all’America Latina e Papa Francesco sa che questa è una ricchezza. E’ vero che anche da noi ci sono altri influssi di religioni provenienti dal mondo africano, quella che noi chiamiamo “santéria”, che è molto diffusa anche nella nostra realtà. E poi è vero che ci sono Chiese evangeliche, diverse realtà ecclesiali non cattoliche. Dunque c’è un ampio ambito di religiosità. Noi possiamo dire che il popolo è religioso; nello stesso tempo, però, non possiamo dire che abbia una fede matura, ben formata, questo sicuramente no. Ma questa è la sfida dell’evangelizzazione per la Chiesa, per tutti noi.

D. – Cuba sta vivendo grandi cambiamenti, quali sono le vostre speranze per il futuro di Cuba?

R. – Per me, che sono sacerdote, i grandi cambiamenti avranno un influsso vero, autentico, nella vita del popolo, quando saremo in grado di cambiare i cuori, quando ci lasceremo trasformare dalla grazia del Signore Gesù. E allora se cambiano i nostri cuori, Cuba cambierà per il meglio. Questa è la nostra preghiera: che questa visita pastorale di Papa Francesco, la sua presenza tra di noi, sia lo strumento della grazia di Dio per poter trasformare tanti cuori dei cubani e così poter costruire una Cuba più fraterna più solidale, più radicata nella parola di Cristo.








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