2015-09-19 09:25:00

Papa negli Usa. P. Christensen: segno di speranza per tutti


“Il Papa viene per abbracciare tutti gli Stati Uniti non solo i credenti”. Così padre Brian Christensen, vice Rettore del Pontificio collegio americano del Nord a tre giorni dall’arrivo del Papa. Sulle attese il nostro inviato Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso padre Brian:

R. – Il Papa porta sempre la gioia del Vangelo, spinge ad andare verso le periferie, dove c’è tanta gente, le tante forme di povertà come le molte persone che sono sole. Il Papa, come successore di Pietro, viene per riunire tutti i cattolici degli Stati Uniti, ma ci sono tanti americani che non sono cristiani e che comunque guardano al Papa. Saranno giorni di speranza per tutti.

D. – Quali le sfide della Chiesa oggi degli Stati Uniti?

R. – Sono molte! Di sicuro le più grandi sono di tipo culturale, famigliare. Importantissimo è affrontare queste sfide attraverso il dialogo, soprattutto la preghiera  e gli insegnamenti del Vangelo. Mi sembra che ci siano due importanti elementi al momento che possono aiutarci ad affrontare queste sfide. Il primo è il movimento giovanile che è molto attivo nei vari campus universitari e anche il sensibile incremento della vocazione e ordinazione sacerdotale. L’anno scorso l’incremento di ordinazioni è stato del 25 per cento negli Stati Uniti.

D. - Il Papa insiste molto sulla Chiesa missionaria...

R. - Certamente, è un richiamo forte. Lui ci invita ad avere un atteggiamento missionario e a svolgere questa missione con gioia, uscire fuori della Chiesa, non essere una Chiesa chiusa in se stessa. Inoltre, lui  ci invita a testimoniare con la nostra stessa vita invece che con tante parole che cosa sia la vita autentica di Cristo.

D.  – La visita del Papa è vissuta con grande attesa anche da tanti seminaristi…

R.   - I seminaristi di oggi assistono a tante cose, e vivono tante situazioni e per questo sono immersi in molte sfide che riguardano molti ambiti: quello famigliare, quello sessuale, quello sociale. Vivono tutto con grande speranza, tenendo sempre a mente la promessa di Gesù e guardando al Papa per trovare la strada giusta, per una vita retta e santa e per mettersi totalmente a servizio dei fedeli.

D. – Il Papa pregherà con il clero, religiosi e religiose, nella cattedrale di San Patrizio a New York, la più grande chiesa cattolica degli Stati Uniti. Quali le attese?

R. -  Di essere incoraggiati, seguendo il suo esempio, pregando insieme al Papa e di avere la sua testimonianza personale. Che i sacerdoti e i religiosi degli Stati Uniti siano confermati e rinnovati nella loro vocazione.

D. – A San Patrizio sono stati anche San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: qual è il significato della presenza di Papa Francesco?

R. – New York è una mescolanza, un melting pot di etnie, ci sono migranti provenienti da ogni parte del mondo e proprio per questo forse  è il posto che meglio rappresenta la Chiesa universale. Papa Francesco è il Papa di tutti. Certamente la sua visita sarà un evento importante, sarà il luogo in cui tutti saranno riuniti in Cristo e nel suo vicario, avendo come obiettivo la gioia, la pace, la speranza.

D.  – In questa cattedrale fu celebrata la messa dell’11 settembre, un evento che gli Stati Uniti e il mondo non dimenticheranno mai, un evento drammatico. Però la fede ci porta nella dimensione della speranza…

R. – E’ così e questa è la testimonianza della realtà dell’amore, della carità che vince e trionfa sempre sull’odio, sulla criminalità, sulla morte, sulla violenza: Cristo e la sua misericordia trionfano sempre.








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