2015-09-18 11:04:00

Manzione: hot spot per gli immigrati per lo più in Sicilia


“Il male non è l’immigrazione, ma l'ingiustizia diffusa nel mondo che la provoca”. Lo ha affermato il presidente della Caritas italiana il cardinale Francesco Montenegro. Intanto, in vista del vertice europeo del 22 per il ricollocamento di 120 mila profughi, l’Italia prepara il proprio piano di accoglienza.  Alessandro Guarasci ha sentito il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione:

R. – Il piano nazionale già prevedeva la creazione di alcuni hub, in particolare, uno per regione, che consentissero un  momento di compensazione fra lo sbarco e l’accoglienza diffusa, proprio per evitare grandi concentrazioni che creino una serie di problemi, sia di ordine pubblico sia soprattutto sotto il profilo dell’integrazione. Il piano europeo invece ci chiede un’altra cosa, cioè ci chiede di creare degli hot spot, cioè dei luoghi dove le persone che sbarcano dovrebbero essere anzitutto identificate e quindi inserite in un sistema europeo che si chiama Eurodac e che consente poi l’applicazione delle regole di quello che ormai possiamo definire il famigerato Accordo di Dublino.

D. – Voi avete già identificato questi hot spot?

R. – Vi sono alcune ipotesi sul tappeto e sono ovviamente ipotesi che fanno riferimento a luoghi dove già indirizziamo le imbarcazioni che fanno salvataggio. Sono chiaramente luoghi di sbarco, per lo più collocati in Sicilia, per l’ottima ragione che essendo noi impegnati su un fronte particolare, cioè sul mare, abbiamo bisogno di avere centri di sbarco che siano il più possibile vicini allo scenario dell’operazione, altrimenti l’operazione in mare diventa poi impraticabile.

D. – Non rischiamo però di creare tanti Mineo, cioè alcuni grossi centri che potrebbero poi avere problemi di rapporti con la popolazione locale?

R. – No, no, questo direi di no, anche perché – ripeto – la funzionalità dei centri , almeno per quello che c’è scritto finora nel piano – poi vedremo il 22 se uscirà fuori qualcosa di diverso, ma non mi pare per ora che sia all’orizzonte - dovrebbe essere esclusivamente quella dell’identificazione e dell’inserimento nel sistema Eurodac, dopo avere preso le impronte. Quindi, appena fatto questo, evidentemente dovrebbero essere immediatamente avviati, se sono richiedenti asilo, in centri del tutto ordinari, che sono quelli che abbiamo sparsi sul territorio.

D. – Questo, però, non andrebbe accompagnato anche ad una velocizzazione delle procedure per la richiesta dell’asilo?

R. – La nostra posizione ovviamente è la posizione di chi vorrebbe che il piano diventasse operativo nella sua interezza. Per poterlo fare diventare operativo nella sua interezza, c’è bisogno esattamente anche di quello che diceva lei, cioè di velocizzare il più possibile le procedure che consentono di stabilire se chi è richiedente asilo ha davvero diritto alla protezione internazionale oppure no.

D. – Voi aspettate che nei prossimi giorni il flusso degli immigrati si sposti dalle regioni balcaniche verso le regioni dell’Est dell’Italia, per esempio il Friuli Venezia Giulia? C’è questa ipotesi? Lo state prendendo in considerazione?

R. – Guardi, normalmente i flussi si orientano con riferimento alle reazioni o alle strutture, o alle normative persino, che ogni singolo Stato ha. Quindi non è da escludere niente e da questo punto di vista ovviamente siamo ben guardinghi.








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