2015-09-16 10:50:00

Padre Carvajal: cubani chiedono porte sempre più aperte


La Chiesa a Cuba è una realtà molto vivace, nonostante le limitazioni e le difficoltà materiali. Componente importante della comunità ecclesiale è  il Centro culturale Padre Félix Varela che punta alla formazione del laicato cattolico. Padre Varela, vissuto tra il 1700 e il 1800, è considerato il padre spirituale di Cuba: accompagnò la popolazione nel cammino verso l’indipendenza dal dominio coloniale spagnolo e l’abolizione della schiavitù. Morì in esilio negli Stati Uniti nel 1853. Il nostro inviato Sergio Centofanti ha intervistato padre Yosvany Carvajal, parroco della Cattedrale dell’Avana e direttore del Centro Félix Varela:

R. – Cuba si prepara a ricevere il terzo Papa che viene a confermare la nostra fede: quindi la prima preparazione è nella fede. E poi c’è anche una preparazione che avviene a tutti i livelli, non soltanto nella Chiesa, ma in tutto il popolo cubano che aspetta il Papa latinoamericano: un Papa che parla la nostra lingua, un Papa dunque particolarmente vicino, un Papa straordinariamente attento ai poveri e ai piccoli. E quindi questa Chiesa che è piccola, povera, bisognosa, riceve il Papa con un senso di gratitudine. La Chiesa cubana svolge un’opera sociale molto importante, perché non soltanto evangelizza, ma promuove la persona umana; e questo è un compito fondamentale, come afferma Papa Francesco. La Chiesa cubana promuove la persona, dialoga con il mondo ed è molto importante il dialogo in questo contesto di un nuovo rapporto tra gli Stati Uniti e Cuba, nell’ambito del quale la Chiesa e il Papa hanno avuto un ruolo molto importante. Quindi, per queste ragioni, la visita del Papa è attesa non soltanto dalla Chiesa cattolica, ma da tutto il popolo cubano che vuole ringraziare il Santo Padre per il suo gesto, la sua vicinanza e per il ruolo che ha svolto a livello sociale, culturale: un ruolo di spinta alla promozione del dialogo e della riconciliazione nazionale.

D. – Come stanno vivendo i cubani quest’apertura con gli Stati Uniti?

R. – C’è molta speranza, e i cubani vogliono che le porte si aprano ancora di più. Il popolo cubano vive quindi con molta speranza questo nuovo capitolo della storia nazionale: l’apertura, il dialogo con un "nemico" molto antico del governo, ma non del popolo. Quest’ultimo è stato sempre molto legato alla storia degli Stati Uniti e anche dopo la rivoluzione questo legame si è fortificato ancora di più perché sono aumentati i cubani che sono andati in America. C’è speranza nelle famiglie affinché la situazione migliori a livello economico; affinché ci possa essere anche una cooperazione con gli Stati Uniti a livello accademico, economico e molti imprenditori possano venire a Cuba, così da fare in modo che la situazione economica delle famiglie del Paese migliori. Questa è la speranza del popolo cubano grazie alla nuova relazione Cuba-Stati Uniti.

D. – Qual è il ruolo del Centro culturale Félix Varela a Cuba dal punto di vista culturale e anche sociale?

R. – Innanzitutto il ruolo dell’Istituto è quello di promuovere il dialogo tra fede e cultura: quello di servire da ponte tra la cultura nazionale, nel suo complesso, e la fede. E questo dialogo è sempre stato possibile, anche nei momenti più difficili per la Chiesa di Cuba. Abbiamo sempre avuto un dialogo molto buono con il mondo della cultura: questo è sempre stato vicino alla Chiesa ed è stato il primo ad avvicinarsi in tempi difficili, ideologici. Questo è quindi il primo ruolo dell’Istituto: il dialogo tra la fede e la cultura. Poi c’è anche la preparazione dei laici perché possano lavorare in ambito culturale, sociale e politico, partendo da una formazione antropologica cristiana e, con questa visione, possano trasformare la società e rimanere a lavorare a Cuba.








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